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domenica 17 novembre 2013

#MDC13: le convocazioni

Ieri vi abbiamo raccontato la nostra epopea che ci ha condotto a BastaRd, ma ovviamente non siamo gli unici che hanno vissuto una stramba esperienza al momento della convocazione, grazie a Soderling, che si diverte spesso a vedere le persone soffrire. Così alcuni dei nostri fantastici colleghi di viaggio hanno voluto rendervi partecipi di come è avvenuto il loro inverosimile  "reclutamento". Li conoscerete meglio durante questa avventura che passeremo assieme: Emiliano Severoni penna di Glande Slam, Lorenzo Di Caprio direttamente da Lo Sport Online, i ragazzi di We Cannot Be SeriousLuigi Ansaloni caposaldo di OK Tennis.


di Emiliano Severoni da Glande Slam

Ci sono cose che gli appassionati di tennis qualsiasi desiderano più di ogni altra cosa: assistere ad una finale nel centrale di Wimbledon, vedere il proprio beniamino fare il Grande Slam. Non per me. Da anni la mia maggiore aspirazione è soltanto una: partecipare in qualità di inviato al Master della Compassione. Quest’anno è accaduto. Dopo oltre un anno finalmente le mie spocchie, i miei insulti sono stati premiati. Insieme a tanti altri prestigiosi colleghi (gente del calibro di Luigi Ansaloni, Lorenzo Di Caprio, i ragazzi di WeCannotBeSerious, Pietro Nicolodi, Stefano Meloccaro e Ivan Ljubicic) , capitanati da coloro che detengono i diritti del torneo, i ragazzi di ControBreak, narrerò le vicende di quello che è, senza ombra di dubbio il torneo più importante del millennio. Tanto importante che per la prossima settimana verrà riaperto il gruppo su Facebook. Aggiornerò i link (che porteranno al sito di ControBreak), giorno per giorno, con ogni novità. Le troverete in fondo all’articolo. Nel frattempo vorrei raccontare come è avvenuta la convocazione.

Era una mattina come tante altre. Avvantaggiato dal fatto di lavorare nel pomeriggio fino a tarda sera, mi sono ritrovato come ogni giorno a dover tenere a bada quei sette/otto followers a colpi di spocchia ben assestati. Una normale routine sottolineata anche dalla scrittura di un orrendo articolo sugli orrendi Masters di Londra. Mentre provo quotidiano orrore per il tennis moderno, ecco che suonano alla porta. Mi alzo, apro l’uscio ma non trovo nessuno. In terra solo una busta, il mittente è Robin Soderling.

La missiva reca un invito per il Master della Compassione 2013 in qualità di intervistatore. Mi chiedo se tutto questo sia uno scherzo e difatti dopo pochi istanti la busta mi esplode in mano causandomi la perdita di due dita ed ustioni varie sul lato destro del corpo. Il dolore è lancinante e, mentre penso a quale dei miei followers abbia potuto fare uno scherzo così truce (e ce ne sono), dai fumi della deflagrazione esce fuori un ologramma di Robin Soderling che inizia a parlarmi tra chiare grida di tortura:

"Severoni, non capisci un cazzo di tennis ma sei comunque invitato al Master della Compassione. Recati immantinente a Fiumicino dove un aereo di porterà a BastaRd insieme ad altri misteriosi colleghi".

Allora è vero. Quello era davvero Robin Soderling, supermegadirettore del Master della Compassione. Le ustioni e le amputazioni fanno male, quindi penso ad uno stratagemma per proteggermi e, nello stesso tempo, poter prendere a bastonate giocatori e tifosi di ogni tipo. Colto da ispirazione pythoniana, indosso l’armatura medievale che ho in cantina e scendo dabbasso sull’aia per parlare col mio amico pollo. “Dai, vieni a BastaRd, ci sarà da menar le mani”. Il pollo mi guarda con aria interrogativa: “Ma c’è la fica?”. “Tranquillo”, gli rispondo io, “ci sono Gulbis e Verdasco. Anhe Stepanek, se qualcuno morirà”. L’amico pennuto sorride, mi salta in groppa e si prepara insieme a me per il viaggio. Tutti a Fiumicino, tutti a BastaRd!

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di Lorenzo Di Caprio da Lo Sport Online

Era il momento più brutto della settimana: quello del lunedì mattina intorno alle 7, quando ci si rende conto – appena svegli – che bisogna iniziare una nuova settimana e che nel main-draw del 250 di turno (da disputare in qualche stagno della Svervegia) Rajeev Ram è la testa di serie numero uno.

Io – nella compassione del momento – mi apprestavo ad aprire soporiferamente l’acqua della doccia eppure, ad un tratto, successe l’impensabile: una pallina da tennis trapassava il vetro della piccola finestra senza farla rompere e mi colpiva dritto in fronte con la massima violenza. Fui sconvolto. Non a caso impiegai qualche minuto per riprendermi completamente, ma bastò pochissimo per farmi capire la gravità della cosa: la pallina si ingrossò a poco a poco e, raggiunta una circonferenza quattro volte maggiore rispetto all'originale, scoppiò. Robin Soderling mi apparve tra le macerie del disastro e, con aria suprema, mi comunicò: "Di Caprio, sei invitato veramente al Master della Compassione. Il 15 Novembre recati immantinente a Fiumicino dove un aereo ti portera a BastaRd insieme ad altri colleghi. MUAHAHAHAHAHAHAH!".

Pensai di essere in un sogno, così andai su internet e su google digitai David Ferrer: tutto era rimasto uguale, e se da una parte mi rattristai dall'altra capii che era tutto vero. Bagnato da paura, gioia e commozione, mi lavai in pochi minuti e andai a farmi la valigia con giorni d’anticipo onde evitare imprevisti: PC, vestiario Uniqlo per sette giorni, un mp3 con "Bas sve" di Ivo Karlovic in loop continuo. Il necessario era già ben sistemato, non restava altro che precipitarsi a Fiumicino.

See you later, alligator: BastaRd mi aspetta.

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di We Cannot be Serious

"Andiamoooo a BastaRd Beppe"
No tranquilli, non abbiamo ingaggiato Fabio Caressa per commentare con noi i match, semplicemente è stata la prima reazione che abbiamo avuto quando ci è stato comunicato che saremmo stati tra gli inviati del Master della Compassione.
Noi che col nostro progetto di "raccontare il tennis sparando più minchiate possibili" abbiamo da poco compiuto un anno presenti all'evento più importante della stagione. Sembrava un sogno. Anzi lo è. Non potevamo desiderare un regalo di compleanno di migliore.
La comunicazione ufficiale ci è arrivata con una mail privata su Twitter da parte di Soderling.
"Ragazzi vorrei proporvi il ruolo di fotografi della manifestazione. Ho visto che per quanto riguarda il fotografare le mie colleghe ve la cavate piuttosto bene, non a caso delle tenniste che avete fotografato lo scorso anno a Roma non se ne vede una di viso, però qui il lavoro è un po diverso. Qui ci sono i miei colleghi e dovete concentrarvi sulle performance compassionevoli. 
Credo in voi, non deludetemi. Robin"
Oddio, la mail di Soderling si concludeva con delle altre parole alle quali però non abbiamo dato molta importanza ma che adesso, mentre siamo in attesa di imbarcarci, risuonano come un'inquietante minaccia.

Facciamo un gioco: se dalla Svezia volete tornare la finale di Melbourne del 2012 dovete riguardare.
Scopriremo sul posto che voleva dire, chiudete le valige che si va a BastaRd amici.

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di Luigi Ansaloni da OK Tennis

La vita è un sogno o il sogno è la vita, diceva Marzullo. Vabbè, magari non era proprio così ma il senso è quello. Il sogno per un giornalista è quello di fare l’inviato. Inizialmente non importa dove come e perché, ma il desiderio di avere una valigia in mano, un biglietto (di treno, di aereo, quantomeno una prenotazione di una macchina o di un motorino) e un posto letto scroccato al tuo datore di lavoro è veramente troppo forte. Dove la parola “scroccato” è la Parola, la cosa fondamentale. Poi diciamocela tutta, fa veramente tanto figo con gli amici e anche con l’altro sesso. "Beh si sapete, oggi vado in Australia, dopo in Canada, poi a Wimbledon...però che palle, sempre in viaggio…che vita grama che grama vita".

Dunque, mi accingevo al meritato riposo da inviato (ahahahahahhahahahahahahahahahahahahahahahhahahahaha) quando un bel giorno di novembre mi apparve lui. Il postino. Il signor Giuseppe. Ora, il Signor Giuseppe ha tante qualità, ma non conosce molto la delicatezza. "Luuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuiiiiiiiiiiiggggiiiiiiii c’è na minchia i letteerraaaa piii tiaaaaaaaaaaa…". Aggiungendo poi, in impeccabile italiano: "Stai attento, sembra una lettera intimidatoria". Il che non è mai da escludere, se abiti dove abiti (volete sapere dove abito? Putiti stari frischi). Nella suddetta missiva c'era semplicemente il mio nome, Luigi Ansaloni. Chiusi la porta di casa e aprì la suddetta missiva. Non c'era scritta una beata ceppa. Solo un numero di telefono Con prefisso sconosciuto. Preso dalla curiosità chiamai. Al secondo squillo, uscì dal mio telefonino l'Arcangelo Gabriele, con tanto di sottofondo musicale alla Fantozzi. Ma dall'altra parte della cornetta, proiettato come se fosse l'Arcangelo in ologramma, c'era lui. Ello. Egli. Inizialmente non lo vidi bene, la voce era troppo accecante. Confuso, e anche un po' rincoglionito, dissi nel mio idioma a voi sconosciuto: "Ma chi minchia sei?".

Lui mi disse: "Stolto, sono colui che ha fatto una cosa che nel tennis nessuno ha fatto prima e che nessuno ha fatto dopo". Ancora accecato da tanta luce, dissi: "Oh Grigor, non esagerare, mica te la sei ravanata solo tu la Sharapova al mondo eh?". La luce divenne ancora più accecante, quasi per punizione: "Come osi misero giornalista! Ho detto che ho fatto una cosa unica, inimitabile, che ho fatto solo io e che nessuno è più riuscito a fare!". E allora la mia mente vagò, vagò e vagò. Pensai a tutte le combinazioni possibili e immaginabili. E alla fine, ma solo alla fine, ci arrivai. "Exinsibum, exonsibulum, exonalus!". E lui mi rispose: "Exalibur, imbeci... ma che cosa c'entra col tennis?!". "Allora sei Robin!", dissi. E la luce, a quel puntò, si affievolì. Lo vidi ridere, bellissimo. Vestito come un punk rock di Stoccolma, emanava puzza di alcol e maria anche se era solo un ologramma. E poi scomparve. Non ebbi nemmeno il tempo di chiedere scusa. Disperato, caddi a terra, ma sulla testa mi arrivò un biglietto. "Ci vediamo a BastaRd, stolto". Era un invito. Era un ordine. Era il Masters della Compassione. Il lavoro da inviato della vita.



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