Nel 2012 Federer, nel 2013 Nadal. Djokovic batte in fila al Master di Londra proprio coloro che, a prescindere dai risultati sul campo, sono e saranno sempre ritenuti i veri MasterS del tennis contemporaneo. Nonostante nel 2013 Djokovic abbia: chiuso al secondo posto, sempre battuto lo spagnolo da quando questo l'ha superato in classifica, vinto ogni match dopo gli US Open e coronato il tutto col trionfo nel torneo ATP conclusivo più difficile e importante della stagione, diventando Maestro dei Maestri, questo sarà ricordato come l'anno di Nadal. Allo stesso modo si dirà che è stata la stagione più disastrosa per Federer. Ma non solo, perché già si pensa che dal 2014 Rafa avrà molto da difendere e poco da guadagnare, mentre Roger l'esatto contrario, quindi potrebbe tornare alla ribalta (anche perché fare peggio vorrebbe dire andare a giocare i Challenger). E di Djokovic? Rimarrà solo la foto in alto: un maestro senza cattedra.
La causa è sempre la solita: il tennis standardizzato in cui ci siamo ormai addentrati, dove vinca uno o l'altro, cambia solo il nome. Federer e Nadal portavano alla vittoria prima di tutto uno stile proprio e inimitabile. Erano (e sono) diversità contrastanti. Gli appassionati potevano sentirsi rappresentati e riconoscersi in uno dei due (poi il fatto che i loro tifosi siano diventati morbosi e irritanti è un'alta questione). Djokovic invece, che teoricamente è più forte perché studiato per subentrare nelle falle di sistema sia di Roger che di Rafa (e conseguentemente di tutto il resto del mondo), dovrebbe essere la nuova generazione, ma la figura di disinnescatore non ha una sua particolarità e vive all'ombra. Probabilmente ieri chiunque sarebbe stato più scosso da una vittoria di Nadal, che pur passando per scontata e "una delle tante", avrebbe dato maggiori spunti. Con Djokovic invece non attacca...
E tutto questo pur giocando benissimo. Sì, è vero che lo spagnolo era totalmente fuso e quindi era facile fare una buona gara senza avversario, ma è anche vero che ieri Nole ha fatto la partita perfetta. Piedi sempre dentro il campo, usato gli angoli senza sbagliare, messo in moto la testa nei momenti chiave e soprattutto toccato la perfezione in quelle classiche situazioni che riuscirebbero a far rinascere anche un Nadal con l'elettroencefalogramma piatto. Probabilmente ieri è stata la prima reale sconfitta di Rafa dell'anno (sulle altre nutriamo ancora forti dubbi strategici). Il problema è che sembra di vedere un freddo videogame e i meriti prettamente tecnico/tattici li possono trovare gli esperti del settore, non chi segue il tennis per passatempo (il 90% del pubblico). Ed ecco che torniamo al punto di partenza: Djokovic vince meritatamente, ma non lascia il segno. Se non ai suoi tifosi ovviamente, che sono meno di quanti si possa credere.
Questo è anche il motivo per cui, nonostante tutti i risultati, su cui il 98% dei tennisti ci metterebbe la firma, si tende a dire che questo 2013 per lui non è stato il massimo. Per esempio, fosse stato Federer al suo posto, gli avrebbero costruito una statua in Vaticano! Di Djokovic invece passa sempre in secondo piano qualunque cosa faccia perché non pone mattoncini utili al tennis. L'unica anno in cui si è parlato alla grande di Nole è stato nel 2011 e non perché macchina da guerra con una serie di vittorie da paura e numeri oltre l'immaginabile, ma perché riusciva a battere... Nadal!
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