di Emiliano Severoni da Glande Slam
[Scopriamo assieme a Emiliano come Benneteau e Almagro hanno vissuto il loro pre-partita e la reazione di Gulbis, dopo la sua vittoria...]
Giornata torrida questa mattina a BastaRd. La Torre d’Avorio di Soderling ha tra le sue tante peculiarità anche quella di cambiare il clima a seconda dell’umore del suo padrone che stamattina ha deciso di tentare l'abbronzatura totale e di imporre sudate a tutti. Torrido è anche il corridoio d'ingresso dove incontro uno dei più Compassionevoli del circuito (dall'alto delle sue 9 finali ATP perse su 9), pronto per il suo match, il francese Julien Benneteau. Sembra assai concentrato all'uscita dello spogliatoio. Talmente concentrato (e vecchio) da sembrare Obi Wan Kenobi. Invece di picchiarlo col pollo, cosa che meriterebbe, mi incute una forma di rispetto e gli chiedo provocatoriamente: "Sei qui per perdere anche questa, Julien?". "La Compassione scorre forte in me, giovane Glande Slam.", dice sfoggiando una calma irritante. "Nessuno può battermi. Nessuno è più pronto di me. Neanche Verdasco", dice strofinandosi il pannolone. "Il torneo è duro. Chi pensi possa seriamente impensierirti?", gli chiedo. "Tutti possono.", risponde. "La Compassione si manifesta in moltissimi modi. Temo Gulbis. Lui ha la figa. Ora però lasciami, devo entrare in campo". Si toglie la dentiera e chiude lapidario: "Non chafischi un chaszo di tennisch, Scheveronhi". Ed entra in campo. Rimango con il microfono in una mano e il pollo dall’altro, meravigliato da tanta compassionevole sfrontatezza.
Qui a BastaRd la disorganizzazione regna sovrana. E lo dico sottovoce altrimenti pare verrò torturato nella Torre d’Avorio che Soderling ha espressamente richiesto all’IKEA. Leggende, mi dico. Sbaglio: dai potenti altoparlanti Bose allestiti da Soderling ed impostati allo stesso volume del celebre "Live at Wembley" dei Queen, fanno sapere che l’ingresso in campo di Almagro non avverrà dal consueto corridoio dei giocatori ma in un modo speciale voluto dal Superdirettore e che i giornalisti devono presentarsi presso la Torre d'Avorio. Insieme ai presenti prendo confidenza con il mio nuovo status di sordo e grazie ai sottotitoli (fuori sincrono e in svedese) messi a disposizione da Sky Svezia intuisco che non si trattava di leggende: Almagro viene lanciato dalla sommità della Torre e fa il suo ingresso in campo con un tonfo sordo. Il giudice di sedia alza un cartello con scritto "4", indicando i giochi di vantaggio concessi ad Almagro per l'ottima prestazione in ingresso. "Madre de dios!", esclama Nico visibilmente provato al mio microfono, mentre dall'alto della Torre Soderling alza le braccia in segno di vittoria. Non sono medico ma constato subito il dramma: una gamba e un braccio rotti, altre fratture minori, commozione cerebrale, stato confusionale, allucinazioni. Fantozzianamente, l'Oompa Loompa iberico mi chiede dove si trovi. "A BastaRd", gli rispondo. Segue lancinante grido di terrore che fa rizzare le penne al mio pollo, venuto qui per essere oggetto contundente e che invece si ritrova a provare soltanto ciò per cui siamo tutti qui: Compassione. Almagro cerca di scappare ma viene trattenuto dagli aguzzini in camice bianco di Soderling. Per Nico è solo l’inizio.
I post-partita di Federer e di Gulbis sono sempre sovraffollati. L’unica differenza non da poco è che mentre nel primo caso si tratta di MILF e signore attempate elvetiche, nel secondo è di vera e propria gnocca giovane che, si sa, il buon Ernests non disdegna e che sovente preferisce al tennis. Soprattutto qui in Svezia: il lettone è difatti ben noto alle forze dell’ordine (e alle gnocche) locali. Per giocare al Master della Compassione ha avuto bisogno infatti di uno speciale nulla-osta concesso dal supermegadirettore Soderling in persona, guadagnato dopo aver superato, unico al mondo, le famose e terribili "12 Prove della Torre d'Avorio" (leggenda vuole che una di esse consista nel vedere un filmato di 12 ore di Meloccaro che gioca a tennis). Gulbis si presenta ai microfoni insieme ad una selezione di ballgirls gnocche (altra iniziativa di Soderling) al ritmo di "Lay all your love on me" dei locali Abba. Niente da dire, l'entrata è altamente teatrale. Gulbis potrebbe salvarsi dalle mie ulteriori pollate. Davanti ai flash, Ernests si spara pose di vario genere mentre sotto sotto, non visto, palpeggia culi scandinavi a destra e a manca meglio di quanto faccia girare rovesci con la racchetta. "Non chiamatemi ricco", dice alla folla gaudente. Applausi. L'amico pollo mi strattona, alzo la celata dell’armatura e interrompo: "Ernests, ma non avevi detto che non avresti mai più messo piede in Svezia dopo la storia del carcere?". Lui mi guarda, non riconoscendo colui che poco prima lo aveva preso a schiaffi perché completamente imbesuito dalla giovane carne: "Ma no, ma no", risponde il lettone, "Come si fa a dire di no a questo ben di dio? E poi io mica chiedo a queste signorine che mestiere facciano." Gli astanti scoppiano in una compiaciuta risata, mentre il Nostro sorride gigioneggiando (e tastando). Tento la riflessione seria: "Un match condizionato dalle precarie condizioni di Almagro. È stata questa la differenza in campo?". Ernests sembra guardare il vuoto: "Non mi importa dei soldi, non mi importa il successo". E giù, delirio di folla. Io e il pollo ci diamo una guardata e ci capiamo al volo. Saluto Gulbis, gli frego un po' di sudore (che può tornare utile) e rassegnato mi allontano assieme all'amico pennuto. Da lontano Gulbis prosegue: "Tutti dovrebbero passare una notte in carcere..."
LINK UTILI:
#MDC13: Day 1. Benneteau e Gulbis trionfano nella prima giornata del gruppo Fashion
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