[Scopriamo assieme a Lorenzo come Verdasco e Gulbis hanno vissuto il loro pre-partita e la reazione di Benneteau, dopo la sua vittoria...]
Ci siamo. Sono commosso. Devo concentrarmi, sta per arrivare Fernando Verdasco. Ma non ce la faccio. Ansaloni sembra aver già familiarizzato con le ancelle di Soderling mentre io, da novellino, sono tesissimo: ad ogni modo, basta vedere Nando giungere a me da lontano per carpire subito tutta la compassione del caso.
Lo spagnolo, distribuendo cartoline con autografi pre-stampati alle innumerevoli donzelle accorse, sembra sottovalutare BastaRd e l'avversario: «Benne chi? Ma mi hai visto? Hai capito chi hai davanti?», dice indicando con enfasi le proprie mutande, esposte insieme al fisico scultoreo. Sono scioccato e provo ad aggiustarmi chiedendogli scusa, nonostante gli avessi solo chiesto dell'avversario. Purtroppo per me, il ragazzo non è in giornata e continua: «Sono alto, bello, caliente... cosa può fare un rincitrullito come quell'imbecille?». Mi lascia così, Verdasco, anche se già dal suo ingresso in campo lo vedo piuttosto dolorante per via del clima: sarà che zio Robin mi abbia vendicato? Chi lo sa...
«E' stata dura». Esordisce così uno stremato Julien Benneteau, tanto felice quanto attratto dalla sua gustosa cena. «Ho vinto - ha proseguito il francese - contro un avversario che conosce bene queste competizioni, è un perenne underdog e poi, diciamocelo, non è male...». Il pubblico resta attonito mentre i colleghi, che si guardano perplessi, trovano conferma quando Julien - sempre seduto e concentrato sul suo piatto - risponde al telefono: era la nipotina, ma la cosa che stupì di più fu lo sfondo del suo telefono. Leggermente imbarazzato dal mio sguardo (terribilmente simile a quello del pubblico che, grazie alla sempre attenta camera di Sky Svezia, aveva capito tutto), il coetaneo di Charles Dickens vira subito: «Il torneo? Adoro BastaRd, mia figlia ha anche vissuto da queste parti e ho tanti luoghi che conosco e frequento da tempo». Chiosa, poi, sul girone: «Verdasco era un test importante, ma le qualità di Gulbis e Almagro sono non indifferenti e ci aspetta un girone infernale». Ne sarà contento il glaciale Nando.
Neanche il tempo di assorbire la flemma del "simpatico" Benneteau, che a rallegrare i tristi destini di pubblico e addetti ai lavori è un fantasmagorico Ernests Gulbis, che felice indica il regalo fatto da suo padre per festeggiare i 234 giorni che mancano al suo prossimo compleanno: «Ti piace?», mi dice. Non accenno una risposta che parte alla carica e rilancia: «Ma sei italiano? Ho tanti amici lì, mio padre li frequenta da tempo e io adoro la pizza, il mandolino, la mozzarella». Cerco di far capire al povero lettone che sta parlando solo di elementi vicini alla cultura napoletana ma il felice Gulbis sembra non essere più tanto felice: «Vergogna - mi grida in un italiano difficilmente comprensibile - per te Napoli è solo camorra. Oggi faccio il mazzo ad Algrasso e spero tu non ti faccia rivedere nel post-partita». Lo lascio andare, e spero che quell'espressione improvvisamente ritrovata alla vista della foto di Almagro condivisa nella presentazione sul campo possa accompagnarlo fino ad un'eventuale intervista futura. L'aria di BastaRd - per disgrazia di Soderling - inizia a riscaldarsi.
LINK UTILI:
#MDC13: Day 1. Benneteau e Gulbis trionfano nella prima giornata del gruppo Fashion
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