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venerdì 2 novembre 2012

Parigi-Bercy: Ciak! Motore... azione!

Si sapeva già dall'inizio dell'anno che Parigi-Bercy sarebbe andato così, anzi, si pensava potesse evolvere in peggio, con un tabellone da challenger, ma mai che si sarebbe trasformato in semi-buffonata. Massimo rispetto per i giocatori che sono ancora in tabellone o che ci hanno messo l'anima per passare il turno, sia chiaro. Ma non si può dire lo stesso per chi ha fatto finta di partecipare, invece si è solamente prestato al mercato e alla presa in giro dello spettatore. Era ovvio che i  big che puntano a vincere Londra avrebbero riposto il minimo/nullo interesse in Bercy. L'idea di giocare Basilea o Valencia, Parigi e Londra consecutivamente era folle. Infatti in un modo o nell'altro è successo, ma senza trasparenza verso chi acquista il prodotto. Noi.

Degli 8 partecipanti a Londra si salvano in pochi e la bagarre parte da prima di Bercy. A Valencia Tipsarevic e Tsonga hanno prestato il nome per qualche game prima di ritirarsi. Il serbo, praticamente sicuro di essere a Londra da diverso tempo, dopo 9 game ha alzato bandiera bianca per proiettarsi a Parigi, che offre il doppio dei punti. Adesso è ancora in gara, ma sa benissimo che a Londra al massimo vincerà forse qualche set per errore. Tsonga è andato in Spagna in vacanza e dopo 4 game ha abbandonato il campo. Non mettiamo in dubbio che ci fosse un infortunio, ma allora prendiamo in considerazione anche il fatto che i miracoli sono una realtà visto che a Parigi è bello pimpante. Anche lui, sa perfettamente che a Londra farà poco, perché i risultati cantano da parecchio, ragion per cui, in casa può tentare il colpaccio e prendersi 1000 punti. Sempre meglio che un pugno di mosche alle finals.

Arriviamo quindi a Bercy. Federer ha prima fatto compilare il tabellone e poi dato forfait, falsando la sua parte. Cosciente del fatto che in finale a Basilea ci sarebbe arrivato, poteva benissimo annunciare prima la sua assenza. Però vendere biglietti fa sempre comodo. Alla luce dei fatti, a Parigi ci passa come santo, ma non lo è. Per quanto riguarda gli altri (probabili) pretendenti al titolo di Londra, da come sono andate le cose, la versione più logica da pensare è che ci fosse un accordo in modo che arrivassero almeno al giovedì che, come sappiamo, per le teste di serie regala comunque turni agevoli. Il venerdì solitamente si giocano i quarti e quindi probabilmente ci saranno i migliori in campo con conseguente semi e finale gradevoli. Questo vuol dire biglietti, soldi, incassi in anticipo. Chi comprerebbe il biglietto domenica per una finale Querrey-Janowicz? Nessuno, ma se agli ottavi arrivano i big, la possibilità di trovarne uno in finale è alta, per cui uno cerca di accaparrarsi i biglietti giorni prima. Ovvio.

Da Djokovic è partita la puzza di bruciato. Capiamo Nole abbia problemi extra, il raffreddore, il padre all'ospedale, Londra da vincere a tutti i costi, ma il suo match è stato l'inizio della messa in scena sul campo. Avanti 6-0 2-0 ha abbandonato la partita per poi risvegliarsi quando l'americano era ormai in palla e serviva per il match. Troppo tardi, magari si fosse attivato prima, avrebbe raggiunto il giovedì come gli altri. Arriviamo quindi a ieri. Murray avanti 7-5 e match point al secondo, si è ricordato che doveva perdere per partire velocemente a Londra e si è fatto recuperare fino a cedere il terzo set 6-2, senza metterci un minimo di impegno. Complimenti a Janowicz, bravo ragazzo, belle giocate, ma chi ci crede alla vittoria genuina? Tra l'altro dopo queste dinamiche? Nessuno. Anche Del Potro non scherza e sicuramente non la passa liscia per il fatto che ha perso contro un francese, quindi amato in casa e anche da noi per il suo tipo di gioco. Parliamo di Llodra. Michael ce l'ha messa tutta, ha giocato imperterrito come sa fare, sprezzante del pericolo e consapevole che andando a rete contro l'argentino si sarebbe esposto a passanti a 200 all'ora. Ovviamente la paura sparisce quando si sa "toccare" la palla e si è coscienti di cosa voglia dire "andare a rete", il fatto è che questi bolidi non sono mai arrivati e anche l'argentino ha giocato con molta calma e sufficienza perdendo facilmente in due set 6-4 6-3. Non è credibile, anche alla luce di quanto successo qualche giorno fa a Basilea. Anzi, diciamo che proprio il trionfo in Svizzera contro Federer è il segnale che forse c'è qualche speranza per vincere Londra, quindi era meglio fare i bagagli e dileguarsi da Parigi quanto prima possibile. In parole povere ai principali pretendenti al titolo di Londra, di Bercy non gliene frega proprio niente! Era prevedibile e la colpa è del calendario compilato in questo folle modo. Amen.

Gli unici santi, per ora, sono Berdych e Ferrer. Lo spagnolo addirittura da innalzare nell'alto dei cieli visto che sta sgambettando imperterrito da Valencia e avrà ancora Londra... da raggiungere a piedi ovviamente, passando per il tunnel della Manica. Lui è così, non si stanca mai, gioca sempre uguale, quindi o si sa come batterlo oppure da lui si perderà sempre. Di David non si può dire niente anzi, se al Masters si dovesse trovare un campo lento e una semi con uno cotto dalla stanchezza, potrebbe anche fare finale. E non dimentichiamoci che qualche giorno dopo Londra c'è la Davis, per un totale di un mese di partite senza pause consistenti. Anche Berdych andrà vicino a questo folle traguardo perché, pur non avendo giocato la settimana scorsa, avrà da concludere questa settimana di Bercy, quindi Londra e poi anche lui la Davis. Del ceco però c'è da riconoscere che molto difficilmente supererà i round robin delle finals, quindi meglio prendersi quanti più punti a Parigi, che non un pugno di mosche la settimana prossima.

Per chiudere, se pensate che siamo stati troppo maligni con queste illazioni, allora pensiamo a cosa potrebbe accadere se quanto avviene a Parigi è tutto genuino. Facile, vorrebbe dire trovare a Londra otto pere cotte, partite pessime e un vincitore casuale del titolo. In pratica il peggior Masters della storia. Contenti voi, contenti tutti!

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