Djokovic ha vinto lo spareggio dell'ultima giornata ed è lui il migliore del 2012. Forse non lo accetteranno mai i fan più incalliti dello svizzero, che si appelleranno alle sterili argomentazioni del "buffone", "pallettaro" e "ipobarico", ma ieri il serbo si è meritato il titolo di maestro dell'anno. Non per la finale vinta, che è stata solo la firma di un torneo perfetto, dove ha battuto tutti i più temibili (mancava solo Ferrer all'appello), ma perché è riuscito in ogni match ad adattare il suo gioco a quello dell'avversario. Inoltre il perfetto connubio tra cervello funzionante e corpo graziato dalla natura gli ha permesso di essere impeccabile nei punti vitali dei match e compensare lo sforzo fisico, sfruttando i momenti giusti per riposarsi.
Djokovic è stato ed è prima di tutto "camaleontico". Le sue capacità tecniche e fisiche gli permettono di avere diverse tipologie di gioco, ma soprattutto di diventare un clone migliorato dell'avversario. Ecco che con Murray lo vediamo passare il match in braccio ai giudici di linea, con Nadal diventa un pigliatutto difensivo all'occorrenza pronto a sfondare e con Federer addirittura coi piedi che non si staccano dalla linea di fondo a togliere il tempo all'avversario, giocare d'anticipo, di controbalzo e ripagare lo svizzero con la stessa moneta. Ovviamente poi non rinuncia alle sue doti naturali ed ecco che la gomma che ha nelle articolazioni gli permette di rimettere in sesto scambi che sembrano ormai persi, ribaltarli e vincerli. Questo trasformismo si paga in termini di energie, ma tutti sappiamo che nel tennis ci sono i punti di passaggio e quelli che non si possono perdere. Nole, concentrandosi in questi ultimi, riesce a riposarsi nei momenti inutili dei game e quindi passare da una morte apparente a una belva pronta a prendersi quel 15 di ossigeno puro.
Cosa fa l'avversario di fronte a questo? Prima di tutto va in confusione, esaspera il suo tipo di gioco e sbaglia. Infatti ieri Federer è passato come colui che ha commesso una marea di errori gratuiti, ma in realtà i puri unforced, che leggiamo nelle sue impietose statistiche, non sono così tanti. Inoltre, quando un avversario vede che Djokovic sembra in stato di morte apparente si rilassa ed è li che la belva è pronta a sferrare l'artigliata vincente che può riaprire un set o capovolgere una partita.
Inizialmente il serbo è sembrato molto teso e ha subito il break in apertura. Piano piano però si è sciolto riuscendo ad essere sempre più efficace fino a riportarsi in parità 3-3. Da qui è cominciata la partita a scacchi e sul 4-4 Djokovic è riuscito a piazzare un break che sembrava decisivo. Niente da fare, Federer ha recuperato, annullato un set point e guadagnato il tie-break. Nessuno cedeva un millimetro di campo e sulla prima palla set per Nole, Federer ha piazzato il punto migliore del parziale: un dritto incrociato di spalle in recupero dopo una volée "ballerina". Al cambio campo Djokovic si è però aggiudicato la frazione.
Nel secondo, nonostante l'intensità fosse rimasta comunque alta, si è delineata la tendenza di un Federer voglioso di pareggiare i conti prima possibile e di un Nole disposto a prendersi una pausa. Sul primo game ha subito il break e Federer non ha trasformato altre ghiotte occasioni per portarsi su un 4-1 pesante. Arrivato al momento della chiusura della frazione Djokovic si è risvegliato dallo stato di morte apparente e ha pareggiato il conto game per poi chiudere il match 7-5 con un passante di rovescio lungolinea, la sua firma, il colpo che ha fatto la differenza nel match.
Il 95% dei punti è stato giocato con intensità stratosferiche da ambo le parti. Si sono viste magie e scambi senza esclusione di colpi. Era la classica partita dove non vorresti veder perdere nessuno dei due. Non che si sia giocato un match di stile, con finezze, fantasia, colpi al volo e palle corte da sbavarci sopra, sia chiaro. I due si sono presi a pugni con la palla, se le son date di santa ragione e hanno dato spazio a poche carezze. Federer addirittura sudava! La gara si è decisa in quel 5% di punti importanti nei quali lo svizzero si è fatto un sonnellino e invece Nole ha raggiunto l'apice dell'attenzione. Vittoria di Djokovic meritata.
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