Tutto sommato Djokovic è un top palyer umano. Vince nelle occasioni importanti, perde se in giornata non proprio perfetta, sbaglia le tattiche di gioco e se viene battuto abbassa la testa e fa i complimenti all'avversario. Se il tennis moderno non fosse così malato, la sconfitta del numero 1 del mondo dal 6 del ranking, non dovrebbe stupirci. Invece il fatto che il tutto giri attorno ai vincitori seriali, ci fa sembrare questo evento come una qualcosa di incredibile. Sarà forse per l'eccessivo peso che sta dando al Roland Garros, ma anche a Roma il serbo è andato nel pallone e ha dovuto abbandonare la scena ai quarti quando ormai sembrava destinato a vincere. L'autore del capolavoro è Berdych, tennista poco dotato di cervello, capace solo di picchiare. Sempre più forte. Certo i colpi ce li ha per farlo, buona la tecnica di base per far schioccare la palla, ma Djokovic si è consegnato su un vassoio d'argento, pretendendo di volerlo combattere con un braccio di ferro da fondo, oro colato per il ceco. Non si capisce il perché di questo appannamento a due punti dal match, fatto sta che è giusta la sua analisi a fine gara, ovvero che ha fatto e disfatto lui.
Se per il ceco era oro colato il fatto che Djokovic non abbia fatto altro che dargli ritmo per metterlo in palla, il fatto che in semi sia giunto Tomas, è oro colato per Nadal. Non esageriamo a dire che oggi il maiorchino camperà largamente di errori gratuiti dell'avversario, del resto gran parte dei suoi punti fatti in carriera sono forse regali, ma con esseri come Berdych il saldo cresce a dismisura. Il ceco non ha il tennis o cervello adatto per battere Nadal. Lo spagnolo lo puoi sconfiggere mettendo palle a due centimetri dalla riga di fondo, come solitamente fa Djokovic o due giorni fa Gulbis, oppure variandogli il gioco e senza sbagliare, come raramente fa Federer. Tutto questo con gran precisione per almeno 5/6 volte a scambio. Berdych invece si lascerà ingolosire dalle pallette di recupero di Rafa, partirà con le sue sparacchiate, ma alla terza/quarta volta che ci tenta, il neurone solitario sarà ormai in sovraccarico e il gratuito dietro l'angolo. Oggi ne avremo la conferma, se poi c'è vento non ne parliamo, sarà questione di 6-2 6-3 (invertibili).
Ah, quasi dimenticavamo, Rafa è in semifinale dopo aver battuto Ferrer. Ormai David, servo della gleba per eccellenza, vittima dei sorteggi sfortunati (sì certo), destinato all'umiliazione ai quarti per mano di Nadal, ieri non poteva che compiere un'altra impresa. Purtroppo è riuscito a chiudere il secondo set, perché altrimenti ci potevamo trovare di fronte a un qualcosa di E P I C O. Pensate che dopo aver perso il primo con un canonico break di Nadal a inizio match, il valenciano si è portato avanti 4-0 e a un punto dal 5-0. Bé, è riuscito a farsi recuperare fino al 5-4 dove ha chiuso alla prima palla break con uno scambio dove si sono visti smash mandati in bocca all'avversario, corse patetiche, palle corte (lunghe) e volée imbarazzanti. Praticamente la morte del tennis in un minuto. Dopo tutta questa sfacchinata, 6-2 e a casa David. Amen.
Passiamo quindi a Federer, il graziato del torneo. Graziato in tutti i sensi, sia per come sta giocando, che per la serie di coincidenze che lo costringono ad arrivare in finale. E' più facile giungere all'ultimo atto, che perdere prima, infatti con l'avanzare di pivellini che hanno eliminato i nomi di Tsonga, Gasquet, Del Potro e Murray, in pratica si è trovato in un lato da 250 scadente. In tutto questo si aggiunga che sta sciorinando tennis e impartendo lezioni a chiunque. Forse un Federer così perfetto col timing sulla terra non si è mai visto. Alla fine, lui che arriva dall'epoca in cui le parole specialisti e superfici avevano un senso -sì, "superficie" è una parola del dizionario, non una bestemmia- per assurdo sta traendo beneficio dal fatto che il cemento sia diventato più lento del rosso, affinando ancora di più il suo tennis e adattandolo anche alla terra, sua più cara nemica.
Lo svizzero ieri ha battuto Janowicz. Come al solito, quando gli capitano questi giovincelli scapestrati, Roger passa mezzo match a studiarli, poi senza far capire che ha scoperto come disinnescarli si prende il primo parziale e poi li smonta nel secondo senza fare straordinari. Il polacco è un tennista che secondo il nostro modesto parere si farà. Per ora ha solo il servizio a puntino, sul resto c'è da lavorare. Non ha certo la grazia, è alto più di due metri quindi non gode di leggiadria, ma anche su quello ci si può lavorare. E' abbastanza spavaldo e coraggioso. Ieri all'ennesima palla corta, Federer ha deciso di punirlo sparandogliela al corpo. Lo svizzero reagisce così solo quando si sente preso in giro, figurarsi da un bambino. Jerzy poi ha un gioco anomalo, che se coltivato a dovere può dare soddisfazioni. Prima di tutto usa impugnature che il tennis moderno non concepisce, inoltre si ostina a cercare le variazioni, anche quando non c'è bisogno. Diciamo che nel calderone ci sono molte cose potenzialmente buone. Bisogna capire come costruire per bene il puzzle.
Ieri non poteva battere Federer, ma non esisteva proprio pensarlo. Inoltre il polacco non è di certo a Roger, Djokovic o Nadal che deve puntare, per ora. Diciamo che dopo Tsonga e Gasquet (due top ten differenti l'uno dall'altro) battuti in un solo torneo, la sua opera a Roma era praticamente terminata. Nei prossimi tornei si vedrà. Magari ci sbagliamo, del resto potessimo prevedere con precisione il futuro non saremmo qui, ma il potenziale per Janowicz c'è.
Chiudiamo quindi con la rivelazione del torneo, il pazzoide Paire, un altro che se la natura gli avesse fornito un cervello, potrebbe anche aspirare alla top ten. C'è veramente poco da scrivere sul suo match contro Granollers visto che l'ha annientato con un 6-1 6-0. Ovviamente ora con Federer sarà tutt'altra storia, anche perché, come detto in precedenza, questi pivellini Roger se li mangia a colazione. Quindi, a scanso di miracoli, anche lo svizzero dovrebbe essere destinato alla finale.
Sì, tutto ci fa pensare a un atto conclusivo classico tra Cip e Ciop, per la gioia degli organizzatori e del pubblico. Sulla carta, il Federer visto in questi giorni, al pessimo Nadal di adesso, nemmeno gliela dovrebbe far vedere. In pratica però è tutto un altro discorso, infatti non è la prima volta che lo svizzero fa un torneo impeccabile e poi arriva in finale contro Rafa che non ne mette una in campo. Il fattore psicologico tra i due va oltre il tennis. Certo, dall'altra parte ci dovrebbe essere un Nadal voglioso di riconfermarsi, ma sono briciole rispetto al numero di pannolini che Federer riesce a cambiarsi contro lo spagnolo. Si potrebbero vedere molti psicodrammi in campo e molti facepalm da parte nostra. Ma prima di fasciarci le testa, vediamo se veramente ci arrivano in finale! Tra qualche ora la verità...
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