Di lui si parla ormai da tanto, come futura stella del tennis azzurro e si spera non solo. Gianluigi Quinzi, 16 appena, ieri ha fatto il suo esordio nel circuito challenger al Roma Garden (30mila euro, terra), ed è stata la ghiotta occasione per vederlo finalmente dal vivo. Ha giocato contro il serbo Boris Pashanski, quasi 30enne serbo ex top-60 e vecchia volpe dei challenger. Partiamo subito con il dire che una sfida tra un sedicenne di belle speranze e un trentenne navigato non può essere ritenuto un buon test (il serbo alla fine ha vinto 6-3, 6-0), troppo ampio il divario tra i due per tutta una serie di motivi.
Il primo, il peso di palla. Quinzi ha un buon fisico, è alto, ma ha ancora da mettere su muscoli, la sua palla viaggia e crea difficoltà a tutti i ragazzi della sua categoria, ma contro un ex top-60 il discorso ovviamente cambia. Il marchigiano negli scambi prolungati si è spesso trovato costretto ad accorciare, perché non ancora in grado di sostenere simili ritmi alla potenza imposta da Pashanski, situazione che ha messo il serbo in un evidente condizione di vantaggio.
Nel primo set l'azzurro ha comunque tenuto testa al suo avversario, sprecando anche qualche palla break a inizio match (che a posteriori, non avrebbero di certo cambiato l'esito dell'incontro). Pashanski ha insistito molto sul rovescio di Quinzi, colpo buono, forse il migliore per ora, ma del quale talvolta ha perso il controllo commettendo diversi errori che lo hanno portato spesso e volentieri a prendersela con se stesso. Il dritto invece è apparso un colpo più costruito, con un'apertura ampia che poco si addice alle superfici veloci (è decisamente da migliorare almeno dimezzandone il movimento), ma che soprattutto ha poca efficacia quando davanti hai un giocatore che fa viaggiare la palla al doppio della velocità alla quale sei abituato. La prima di servizio è notevole, la seconda è quasi una rimessa in gioco, mentre non si possono trarre conclusioni per il gioco di volo perché per una volta che è avanzato ha mandato la palla miseramente a rete.
Conclusioni. E' perfettamente inutile trarle da una sfida tra un ragazzo di 16 anni e uno che ne ha quasi il doppio. Il divario è ancora enorme, per cui se state aspettando di leggere che ieri si è visto un futuro top-ten o al contrario un brocco avete sbagliato sito. E' un ragazzo su cui si può puntare, perché i risultati ottenuti nella sua categoria sono stati finora di assoluto rilievo. Deve farsi le ossa, sia continuando ancora contro i suoi pari-età che facendo altre incursioni nei challenger, dove sicuramente prenderà altre batoste, ma magari non per molto. A fine match Gianluigi ha versato anche qualche lacrima, forse per scaricare la delusione di un secondo set nel quale ha ceduto di schianto soprattutto mentalmente. Poco importa, a quell'età essere così delusi è normale. Il sospetto, ma non prendetela come un'illusione, è che in futuro sarà lui a far piangere gli altri. Speriamo. E speriamo vivamente di non sbagliarci.
2 commenti:
...anche se, Nadal è venuto a Barletta nel 2003, a 16anni mezzo e ha demolito tutti vincendo il suo primo torneo da professionista...lo so, di Nadal ne nasce uno ogni 100anni, se questo ragazzo però dovesse fare solo metà di quello che ha fatto il maiorchino, sarei già contentissimo.
Si Ronny, Nadal nel 2003 ha giocato anche diversi tornei Atp. Ma come tu stesso hai detto di giocatori così ne nascono pochi. Non dobbiamo aspettare che Quinzi faccia una carriera così, ma l'impressione, visti anche i risultati che ottiene con quelli della sua età, è abbia un bel futuro davanti. Non da fenomeno, ma da giocatore che finalmente ci può far togliere qualche soddisfazione.
Posta un commento