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sabato 17 agosto 2013

Cincinnati: Nadal non perde più. Djokovic e Murray out, il torneo è chiuso.

Dopo Montreal, dove il vincitore del torneo, Nadal, si conosceva dalle semi, siamo passati speranzosi a Cincinnati. Noi l'avevamo definito "il torneo della verità" in quando non c'erano più scuse di adattamento alla nuova superficie, fuso orario e cambio di continente. Mai definizione fu più adatta, perché a questo giro Nadal ha guadagnato il trofeo addirittura dai quarti, segnando una sola verità: lo spagnolo attualmente è il migliore in circolazione, con uno stato psico/fisico che gli permette di battere chiunque. Se i risultati schiaccianti si contano col 2 su 3, che macchina da guerra potrebbe diventare nel 3 su 5? Poi ovviamente la palla è tonda come la rotula e potrebbe succede di tutto, ma in potenza, siate scaramantici quanto volete, l'estate americana è già sua, US Open compresi. Il "poi" si vedrà.

Intanto ieri si è giocato il quarto di "lusso" tra Federer e Nadal, che ricordiamolo, il "lusso" sta solo nelle tasche di chi a fine giornata ha contato quanti soldi aveva incassato per i biglietti, diritti televisivi e la vendita dei panini fuori dal centrale di Cincinnati. Infatti diciamo che è anche ora di smetterla di attendere a ogni torneo il mito del Fedal dall'esito ormai scontato. Non ha più senso.

Il Fedal: 
- Per i "Vamos Rafa" è la scorciatoia fasulla per provare la lampante supremazia del loro idolo su Roger. Pensano quindi che a tennis riuscire a battere un tennista significhi rubargli la sua storia e il prestigio. Ragionando su questa falsa riga vorrebbe dire ammettere che uno come Rosol, che supera Nadal negli scontri diretti, sia superiore allo spagnolo. Se vale per Federer, vale anche per Rosol, no? Negare questo indicherebbe incoerenza.
- Per i "Re Roger" è occasione di punire colui che, da operaio grezzo, ha sporcato e arrotato il regno elegante di Federer. Non accettano che la perfezione che professano per il loro idolo, sia oscurata da quel risultato negli H2H, che parla spagnolo a senso unico. E così facendo non fanno che dare ragione ai "Vamos Rafa".
[Sappiamo benissimo che i "Vamos Rafa hanno riso amarissimo a leggere la prima definizione e qualcuno avrà anche pensato "stanno sempre rosicando", ma hanno avuto un intenso orgasmo a leggere la seconda. I "Re Roger" invece hanno provato piacere a leggere la prima definizione, annuendo a ogni parola, ma forse hanno chiuso la pagina dopo aver letto la seconda]
- Per gli appassionati di tennis vale il risultato ai fini del torneo e l'eventuale spettacolo che può creare.

Nessun stupore che Nadal sia il vincitore del trentunesimo scontro diretto contro Federer. E' arcinoto che lo svizzero soffra il gioco archibugiato dello spagnolo, quindi ieri, anche alla luce del fatto che Rafa è in forma smagliante e Roger neanche minimamente, non poteva che finire ancora con la vittoria per l'iberico. Infatti è un evento che ai fini del tennis non ha più senso attendere, vista la schiacciante supremazia di 21 a 10 per lo spagnolo. E' scontato, ormai vincerà sempre Rafa ed è l'acquisizione di un risultato non di una storia.

Il match si è sviluppato in tre set. Nel primo e per metà del secondo lo scenario vedeva Nadal smarrito. Probabilmente non si aspettava, come nemmeno gli spettatori, di trovare il miglior Federer di stagione, quindi è entrato in campo con superficialità convinto di poterlo schiacciare col minimo impegno. E' stato un pollo, perché visto che lo svizzero ha fatto pena per tutto il 2013, un acuto doveva pur averlo, e un Master da difendere sul cemento era sicuramente occasione per svegliarsi. Quindi per un set e mezzo abbiamo assistito a un Roger vintage, con i colpi abbastanza centrati, molti anticipi, pochi errori (rispetto agli standard stagionali) e addirittura capace di domare le palombelle arrotate esasperatamente da Rafa sul suo rovescio. Dall'altra parte della rete, lo spagnolo ha fatto il ributtino corridore spaesato e comunque, nonostante non stesse facendo niente, rimaneva sempre incollato col punteggio. Fino a quando sono arrivati due 15 storti per Federer e drittissimi per Nadal, che hanno totalmente rivoluzionato il match. Solita storia.

A metà secondo set, dopo aver visto due recuperi disperati dell'arrotino entrare e un dritto agganciato in extremis diventare un tracciante vincente, si capiva che si stavano accendendo i motori spagnoli. Anche Roger lo sapeva e infatti, da fresco principe coi capelli al vento e il fioretto, si è trasformato in rospo nel fango col pannolone. Fine dell'illusione: break chirurgico per il 6-4 di Rafa e altrettanto servizio rubato in apertura del terzo set. Se l'elvetico regge solo un set e qualche game giocando discretamente, come si può essere ciechi e dire "però per gli US Open io ci credo ancora..."? Il tennis va osservato nell'insieme, non nella parentesi di un colpo ben riuscito. Federer esce da Cincinnati, perde una caterva di punti e posizioni in classifica e Nadal ne ha già in saccoccia altri 1000 puliti, in quanto sia Djokovic che Murray hanno alzato bandiera bianca qualche ora prima.

A questo punto ci sarebbe da scrivere la fenomenologia di Djokovic, ma ci stiamo dilungando fin troppo quindi proveremo ad essere brevi. Il serbo non sa più vincere e sta facendo tutto il contrario di ciò che faceva nel 2011. Nole non è Nadal. Lo stato di buona forma dello spagnolo è proporzionale all'allontanamento dalla linea di fondo, in quanto stare indietro implica corse maggiori, che come sappiamo sono la forza dell'iberico. Vedere invece il serbo giocare tra le braccia dei giudici di linea indica solo una cosa: mancanza di sicurezza nei colpi. Nel periodo di grazia il suo punto di forza era proprio il fatto che coi piedi dentro al campo riusciva a mandare la palla sempre dall'altra parte della rete e dentro le linee, perché sicuro dei suoi colpi anticipati. Di conseguenza, oltre a dimezzare i tempi di reazione agli avversari, correva meno e preservava le forze e la lucidità.

Ora invece, avendo perso la sicurezza nei colpi, arretra nella (stupida) convinzione di avere un impatto più comodo, ma non fa altro che mettersi in difficoltà da solo, perché perde campo, concede più tempo agli avversari e corre di più. Infatti, banalizzare il 2011 di Djokovic nel fatto che aveva raggiunto uno stato di forma simile a quello di Nadal, che gli permetteva di correre alla pari, significa non aver mai masticato tennis. Certo, sicuramente aveva sviluppato anche una miglior resistenza, ma non è per questo che vinceva (avevamo già scritto qualcosa a riguardo in questo articolo). La forza di Nole era proprio il contrario, ovvero riuscire a correre la metà degli altri. Risultato che si otteneva con la sicurezza nei colpi, che gli permetteva di giocare d'anticipo dentro il campo e comandare il gioco, stancandosi poco, quindi guadagnando in lucidità.

Tutto questo ormai non avviene più e si notano i suoi turbamenti in viso, che si traducono in stanchezza, mancanza di sicurezza e impossibilità di fare gioco. E' una questione psicologica più che fisico/meccanica. Essere sconfitti da Isner, per uno come Djokovic non ha bisogno di commenti. Federer e Nadal hanno una altissima forza mentale, stabile da dieci anni a questa parte. Nole l'ha dimostrata per appena sette mesi. Così facendo si è già bruciato la possibilità di essere ricordato al fianco di Rafa e Roger. Pace all'anima sua.

Cadiamo quindi nel trash-cabaret se volessimo parlare di solidità mentale di Murray, che a qualche settimana di distanza dagli US Open, già sente il peso di dover difendere un titolo dello Slam e perde da Gulbis e Berdych, due teste che fuse non formano un cervello completo. Non c'è niente da dire, ma ridere e basta. L'unica scusante per Andy è che il ceco ieri era irriconoscibile. Addirittura gli abbiamo visto fare variazioni di ritmo intelligenti durante gli scambi, capaci di incasinare un regolarista come lo scozzese. Ha vinto in sicurezza e con carisma. Preoccupante. Il fatto che non deve spartire il neurone con Tsonga, gli porta vantaggi.

Chiudiamo quindi il giro con Del Potro o quel che resta di Juan Martin. Ieri ha vinto in tre set contro Tursunov, un match dall'appeal pari a zero, dove uno sparacchiava a caso mettendo in campo (il russo) e l'altro rispondeva chiedendo pietà per i dolori alla schiena e al polso. Ha vinto l'argentino e se la vedrà con lo spilungone Isner, che a questo punto rischia veramente di guadagnarsi l'umiliazione in finale contro Nadal. Sì, non cadiamo in fantasie fantascientifiche, lo spagnolo ha già vinto il torneo anche se da oggi giocasse con una padella. In semi non avrà problemi a sbarazzarsi di Berdych, domani ancora meno di chiunque arrivi dall'altro lato del tabellone. Amen

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