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martedì 13 agosto 2013

Cincinnati: Fognini ha scritto la storia

di Adriano Costantino

Tre finali di fila, di cui due vinte. Tanto è bastato alla stampa italiana, sempre sul pezzo, per ribadire ancora una volta quanto il movimento sia in salute e parlare di Fabio Fognini come del nuovo Adriano Panatta. Perché sì, anche Panatta nel 1976 vinse due tornei di fila. Poco importa se suonano come Internazionali d’Italia e Roland Garros  (per poi, en passant, aggiungerci anche una Coppa Davis). E, probabilmente, importa ancora meno che in quello stesso anno e proprio in quegli stessi tornei si confrontò con avversari quali Gullermo Vilas, John Newcobe, Harold Solomon e persino Bjorn Borg (Panatta fu l’unico tennista a riuscire a sconfiggerlo agli Open di Francia, e lo fece per ben due volte: nel '73 e, appunto, nel '76). In fondo, Fognini ha vinto i tornei di Stoccarda e Amburgo facendo fuori Philipp Kohlschreiber, Nicolas Almagro, Federico Delbonis e Tommy Haas. È un po’ la stessa cosa, no? No.

Esaurita questa breve premessa, parliamo di quanto accaduto ieri. La prestazione di Fognini contro Stepanek a Cincinnati è quanto di più triste si sia visto negli ultimi 150 anni di tennis, ping pong, volano, acchiappa zanzare o qualsiasi altra roba vi venga in mente che preveda l’uso di una racchetta. Con il primo set perso 6-2, nel secondo in men che non si dica il tennista azzurro è piombato sotto 4 game a 0. Ma niente paura:  in modo più incredibile che strano è riuscito a riportarsi sul quattro pari. Nell'entusiasmo generale (eh?) si è quindi ritrovato a servire sul 4-5. Dopo aver rimontato 4 game, tenere il turno di battuta evitando di consegnarsi mani e piedi a Stepanek sarebbe stata la cosa più semplice da fare. Così, con concentrazione ritrovata e incredibile voglia di lottare per riuscire a prolungare la partita fino al terzo set e giocarsi lì il tutto per tutto, il nostro Fabio Fognini ci ha regalato il game più emozionante e divertente che la storia del tennis ricordi (circoli di condominio inclusi).

Pronti, via. Doppio fallo. E ancora doppio fallo. Penalty point (secondo warning per aver scagliato una pallina chissà dove). Concludendo con la parte più bella: fallo di piede e nuovamente fallo di piede. Il secondo eseguito con un tale "scazzo cosmico"da non lasciare molti dubbi: era volontario. 6-2 6-4 per Stepanek e il nuovo Fognini - che sa tanto di vecchio - eliminato nella maniera più assurda che una mente umana possa ideare e mettere in pratica.

È stata dura, ma alla fine, scavando nella mia non molto lunga memoria tennistica, ho ritrovato l’unico episodio simile che conosca. Dallas 2008: a quel genio di Bruno Echagaray viene chiamato un fallo di piede sul match point per Jesse Witten che vince la partita. Echagaray s'immobilizza per qualche secondo, lascia scivolare la racchetta di mano, la raccoglie e sfoga tutta l’ira che ha in corpo sfasciandola un po’ dovunque in giro per Dallas e finendo per lanciarla dall'altro lato del campo. Con calma ritrovata, stringe la mano a Witten e pare aver finito la sua simpatica esibizione, quando si avvicina alla sua panchina, un flash in mente gli ricorda della fallo di piede commesso qualche minuto prima e così inizia ad infierire anche su di essa: prima con un calcione che la fa ribaltare (al che l'arbitro, forse un po' impaurito, abbandona in fretta la sua postazione sopraelevata temendo di planare sul pubblico sbigottito da un momento all'altro) e dopo – probabilmente in un impeto da incredibile Hulk – conclude l'opera afferrandola, sollevandola per aria e lasciandola ricadere al suolo. Con la stessa calma post distruzione racchetta, raccoglie le sue cose e abbandona il campo. Come se nulla fosse. Di Echagaray, oggi, credo abbiano memoria solo in qualche manicomio criminale.

Tornando al nostro Fabio Fognini, comunque la si metta, nuovo Panatta o meno, ieri sera ha indubbiamente scritto la storia.


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