Siamo così giunti all'epilogo per eccellenza, le finali, che vedranno Sabine Lisicki opposta a Marion Bartoli e Novak Djokovic a Andy Murray, per il titolo di Wimbledon 2013. Come già ampiamente detto e straripetuto in passato, l'accoppiamento del maschile non ci suscita ormai nessun sentimento, lo si sapeva con certezza da quando Darcis aveva fatto il capolavoro, eliminando Nadal, e Stakhovsky l'aveva perfezionato, spedendo a casa Federer. Per quanto riguarda le fanciulle invece, il nome del vincitore del torneo si riduceva solo a Serena Williams, fino a quando la tedesca S(z)abine Lisicki è riuscita nell'impresa di piazzare la bomba, eliminare e prendere il posto dell'americana. Dall'altro lato la francese Marion Bartoli, purtroppo. Un incubo, se si pensa che tra le due è anche quella con un 1% di possibilità in più, in quanto già nel 2007 aveva calpestato i prati di Wimbledon nell'ultimo atto, per fortuna perdendo da Venus Williams.
La leggiadra transalpina è giunta al successo eliminando la belga Flipkens. C'è pochissimo da dire visto che il punteggio parla chiarissimo 6-1 6-2. E' stata una vera e propria stesa, senza un microsecondo in cui Kirsten ci abbi dato segnali di vita. Anche noi spettatori siamo andati al tappeto assuefatti dai tremila tic nervosi tra un punto e l'altro di Marion. E' l'unica tennista che si stanca più nelle pause, che non negli scambi. Un minuto di silenzio per chi oggi si vedrà la finale in 3D.
Ben diverso il match della Lisicki contro la Radwanska, equilibratissimo, tanto che si è chiuso 9-7 al terzo. E' stata quindi questione di chi ha avuto più coraggio, forza e resistenza fisica e mentale. Sappiamo benissimo come la numero 4 del mondo cucini i suoi avversari. A fuoco lento li intorta che una meraviglia, fino a farli andare in tilt e togliere dal cilindro le giocate vincenti di puro piazzamento, visto che la polacca in pratica non ha un colpo vincente. Lei gioca con la psiche, fino ad addormentare chi gli sta di fronte ed entrare in circolo in silenzio e malignamente come un virus. Il problema è che dall'alta parte c'era la tedesca già proiettata al prossimo Oktober Fest e, giunti al terzo set, ha cominciato a sparacchiare mettendo tutto in campo senza pensare e vanificando la fine tattica della maga. La Radwanska vede quindi svanire forse l'occasione della vita di vincere uno Slam, proprio Wimbledon tra l'altro. Infatti nel finale, più che una stretta di mano, c'è stata una stretta di unghie talmente Aga è stata frettolosa e si sarebbe voluta volatilizzare. Inoltre, con la sua proverbiale freddezza, la stessa con cui ti staccherebbe la testa con un morso alla nuca e se ne andrebbe senza il minimo sussulto, ha preso armi e bagagli e si è allontanata dal campo senza attendere l'avversaria, come tradizione del centrale vuole. Morale della favola, oggi a partire dalle ore 15 italiane, Lisicki-Bartoli e speriamo che vinca chi gioca a tennis...
Arriviamo quindi ai maschietti, dove quanto predetto nei giorni passati non è stato smentito. Nel primo match del giorno avevamo Djokovic opposto a Del Potro. Viste le condizioni dell'argentino ci aspettavamo una partita veloce e indolore per noi spettatori, invece è stato lunga e straziante. Non finiva mai, 4 ore e 43 minuti di un tennis che su erba non ha ragione di esistere. L'incontro si è concluso al quinto e fortunatamente abbiamo retto alla maratona perché ospiti degli amici di Radio OK Tennis, coi quali ci siamo potuti dilettare a commentare tante altre varianti piuttosto che stare a guardare quello che ormai era diventato un match al massacro. Come del resto ormai si sta tramutando il tennis. E' da tempi immemori che lo stiamo dicendo, il nostro sport è diventato la ricerca del KO tecnico, non la costruzione di un gioco. I due partecipanti si piazzano dietro la linea di fondo e fanno braccio di ferro a distanza a chi la spara più forte e con maggior precisione dentro il campo. Un tipo di tennis che odiamo sulle altre superfici, figuriamoci sull'erba che non ha ragione di esistere. Alla fine con la folla in delirio, solo perché deviata dal bisogno voyeuristico di sangue, si arriva anche a dire che un match quanto più lungo è e quanto più i giocatori stanno strisciando, allora tanto più è bello. Tenetevi pure questo tennis, noi non ci piegheremo mai ad apprezzarlo.
Se l'incontro che ha visto vincitore Djokovic era bellissimo, allora significa che quello subito dopo, dove ci son stati attacchi, discese a rete, punti giocati su due colpi o vinti con finezze, era uno dei migliori della storia! Ma per la logica attuale, visto che nessuno è crollato al tappeto ed è durato poco meno di tre ore, non può assolutamente essere decente. Anzi, un vero schifo. No? Si è vista la fine del sogno di Janowicz, giocatore che il mondo intero sta spingendo a fare il passo più lungo della gamba, solo perché la stupidità che regna sovrana non capisce che Bercy è stato un regalo di Natale anticipato. Toglietevi dalla testa che in quell'occasione il polacco abbia battuto seriamente Murray.
Ieri, nonostante il primo set andato fuori binari, non c'era oggettivamente nessuna possibilità che potesse succedere un miracolo. Ovviamente si sperava, ma era troppa la differenza tra il potenziale di concretezza dei due. Come nella precedente semifinale, dove era sempre nell'aria la sensazione che Djokovic potesse fare e disfare, così Murray ha creato e distrutto. Certo non diciamo che Jerzy sia stato imbambolato ad attendere gli eventi, ma come abbiamo sempre detto, non può e non deve ancora mettersi in testa di battere un top player. Il suo compito da top 20 è quello di fare con costanza almeno gli ottavi/quarti nei tornei in cui si iscrive, quindi battere regolarmente chi gli sta massimo 10 posizioni sotto. Raggiunto questo step e fatte le ossa, allora potrà pensare al passo definitivo e insidiare i super top player, sempre se sarà mai in grado. Ma prima di provare a fare questo deve mangiarne di panini e soprattutto trovare la grazia tecnica, unita all'intelligenza.
A Wimbledon ha sfruttato un corridoio piovuto dal cielo ed è stato bravo a non cadere, poi ieri ovviamente ci ha provato, ma sicuramente la sconfitta non è un deterrente, anzi uno spunto per pensare a quello che deve concretizzare prima di pensare di abbattere un tennista dell'Olimpo. E così Murray è giunto in finale vincendo in quattro set e rispettando ogni pronostico. Inutile dire che la finale di domani sarà un'altra gara al massacro, dove si arriverà a picchi di inciviltà estremi da parte del pubblico di Wimbledon, che ormai si è unito al bassissimo livello degli spettatori di tutti gli altri Slam. Dimostrazione che anche il grande tempio del tennis è ormai diventato uno stadio con cani e porci all'interno più propensi a fare casino e aspettarsi il sangue, che non a venerare ciò che era lo sport più bello del mondo. Vista l'evoluzione del tennis, è tutto coerente.
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