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lunedì 30 gennaio 2012

La finale più brutta di sempre

Premesse: questo vuole essere, una volta tanto, un post serio.

"E' stata la finale più bella di sempre". Lo si è letto spesso ieri, in rete e non solo, a proposito dell'incredibile match vinto da Djokovic su Nadal, che ha permesso al serbo di conquistare il suo quinto Slam. Non lo è stata affatto, forse una delle più intense, senza dubbio. Il cronometro (oggetto che misura il tempo e non la bellezza, elemento in sé non misurabile), dice che è stata la finale più lunga. Ok, ma "più bella di sempre" no, nemmeno per idea. E in questa definizione a fare difetto sono due termini "bella" e "di sempre". Partiamo dal secondo.

E' un concetto abusato, non solo nel tennis ma in tutto lo sport. Il più forte calciatore di sempre? Pelè o Maradona? Se ne discute da sempre, inutilmente. La realtà? Il più forte giocatore di sempre, se mai esistesse, sarebbe Messi. E proviamo a spiegarvene i motivi. L'argentino è un giocatore contemporaneo. Egli delizia le folle in un'epoca in cui la palla corre in maniera molto più frenetica e i difensori sono fisicamente molto meglio preparati rispetto ai tempi di Maradona, figuriamoci di Pelè. Se Maradona giocasse ora, e non ce ne vogliano i napoletani e i suoi ammiratori in generale (categoria, la seconda, nella quale rientriamo anche noi), con le sue qualità fisiche, ci delizierebbe senza dubbio con il tocco, con un passaggio, con un gol di fino, ma difficilmente ripeterebbe le gesta che abbiamo avuto la fortuna di vedere oltre 20 anni fa. Pelè, invece, non vedrebbe proprio la palla.

Il discorso si può fare per altri sport, dove il "di sempre" trova sempre modo di insinuarsi togliendo la poesia al gesto, alla sfida. Bolt il più forte "di sempre" (certo, ha corso più veloce di tutti e i limiti umani si stanno spingendo sempre più in là, ma tra dieci anni ci sarà uno più veloce, idem dicasi per Phelps nel nuoto).

Dove vogliamo arrivare? Ad un punto semplicissimo, il confronto va fatto all'interno di epoche, non nella storia. Qualcuno dirà che abbiamo scoperto l'acqua calda, ma in un momento in cui il "di sempre", nello sport in generale e soprattutto nel nostro, è un concetto più che mai abusato, è giusto ogni tanto ricordarlo.

Federer è il GOAT, dicono in molti, sbagliando. Che senso ha andare alla ricerca del più forte di sempre in uno sport in continua evoluzione tecnica? Per noi nessuno. Cambiano le racchette, le superfici, la velocità della palla è doppia o quasi rispetto a prima, quindi fare un confronto tra tennisti di diverse annate a cosa dovrebbe portare? E' normale che un Federer o un Nadal attuali non farebbero vedere la palla a un Laver, un McEnroe o un Borg. Ecco quindi trovato un buon motivo per togliere il concetto "di sempre" quando si parla di tennis. E' inutile, un giochino per mediocri appassionati che vedono lo sport come mera statistica, come record da battere, numeri. Orrore.

E veniamo alla partita di ieri, per inserire anche il concetto di "bella", che con la sfida Djokovic-Nadal ha secondo noi poco a che fare. Il titolo del post, avvisiamo i naviganti, è volutamente provocatorio. Abbiamo assistito a un match di un'intensità rara, a tratti epico, su questo non ci sono dubbi. Ma la bellezza dov'era? A ogni punto, o quasi, sapevamo già come andava. Uno dei due avrebbe tirato più forte, più angolato, magari l'altro recuperava un paio di colpi correndo attaccato ai tabelloni, forse girava anche lo scambio, ma come? Sempre tirando più forte, e più angolato. E il punto finiva così, per l'uno o per l'altro. Se questa per tanti è la bellezza ci poniamo il dubbio che forse a non capire un piffero di tennis siamo noi, ma anche no. La bellezza a nostro avviso sta nell'invenzione, nella creatività, nel guizzo improvviso che lascia di stucco il tuo avversario e il pubblico. Non nel tirare più forte e più angolato per quasi sei ore, quella è intensità, epica forse, ma non bellezza. Se nello sport non c'è fantasia, invenzione, non può esserci bellezza. Ripetiamo, possono esserci altri motivi per apprezzare un match di tennis come quello di ieri, ma definirlo "bello", no, o meglio, bello in modo assoluto, caratteristica data dal "di sempre" non lo accettiamo.

Sia chiaro, non vogliamo passare come dei vecchi (anagraficamente non lo siamo, tutt'altro) nostalgici del bel tennis che fu. Sappiamo bene che non si può tornare alle racchette di legno, però vedendo cosa è stato fatto in alcuni sport un minimo di ragionamento si può fare. Nel nuoto fino a qualche anno fa si è gareggiato con i super-costumi, morale della favola: o avevi un fisico da Superman o in finale nei 100 stile non ci andavi, ora con i costumi "all'antica" la situazione è leggermente cambiata, e anche chi non è iper-muscolato, ma sa nuotare e ha un grande tecnica, può sognare una finale importante. E altri sport, con il tempo, hanno modificato qualche regola tecnica per favorire lo spettacolo.

Nel tennis no, sembra stia tutto andando al contrario, o forse è il concetto di spettacolo che viene inteso diversamente dalla maggior parte degli appassionati rispetto a come lo intendiamo noi. Ci si è spinti verso l'apoteosi della forza, della resistenza. I campi sono mediamente tutti più lenti, le palle dipende dai tornei, la racchette permettono di raggiungere una pesantezza di palla e una velocità devastanti. O si è super-atleti, prima che tennisti, o ai vertici di questo sport non ci si va. E ciò che più di fa paura è il futuro. Nadal è stato l'apice di questo tipo di tennis. Sia chiaro, Rafa e il suo team non si sono inventati nulla, gli spagnoli hanno sempre giocato così, lui è solamente la versione più evoluta e potente dei vari Bruguera, Berasategui, Ferrero e via pallettando. Ora che, finalmente, abbiamo qualcuno che Nadal lo annulla o quasi, la domanda è: chi sarà, e come sarà fatto il tennista che batterà Djokovic? Dovrà tirare più forte, più angolato, dovrà avere più resistenza, correre di più. Giocare per sette ore e non sei?  A noi vengono i brividi. Non vogliamo dire che sarebbe ora di tornare alle racchette di legno, ma magari ripristinare quella vecchia differenza tra le superfici, come era fino a non molti anni fa, sarebbe già un passo avanti. Se no, andando avanti per questa strada, di Nadal-Djokovic come quella di ieri ne avremo anche altre, ogni volta qualcuno parlerà di record, di intensità, di epica, tutte verità. Ma parlerà inevitabilmente di match "più bello di sempre", immancabilmente, a sproposito.

P.s. Il primo pensiero che può venire a qualcuno leggendo questo post è: ecco i soliti fan piagnoni di Federer. No, non siamo piagnoni e non siamo fan di Federer, chi ci legge da tempo lo sa perfettamente, grazie. Ah, lo ripetiamo, il titolo è volutamente provocatorio.

8 commenti:

Barbara Pink ha detto...

Sempre e Mai... due termini che andrebbero usati con parsimonia, basti pensare ai cult "Ti amerò per sempre" e "Non mi sposerò mai". Figuriamoci cosa non è di improponibile "più bello/brutto di sempre"! E se poi vogliamo continuare di luogo comune in luogo comune... non è bello quel che è bello ma è bello quel che piace.
Forse bello è semplicemente ciò che ci emoziona, ciò che riesce a dire qualcosa al nostro cuore oltre che al nostro cervello. Non metto in dubbio che Federer sia un grande del tennis, ha una tecnica sopraffina ed il suo è un talento naturale. Vedere una sua partita mi emoziona ZERO. Mi spiace per i federasti in circolazione, ma zero è davvero poco. Dolgopolov, altro talento naturale mi emoziona tantissimo. Questo che vuol dire, che il tennis di Dolgopolv è più bello di quello di Federer? boh... e chi se ne frega del più bello/brutto, so ciò che mi emoziona e ciò che mi lascia indifferente, e preferisco quel che mi emoziona.
Rafa-Nole di ieri... il bello/brutto lo lascio a voi. Io mi sono emozionata. (anche se il cuore spagnolo ha perso)

Walk Over ha detto...

Le emozioni, argomento complesso che però in questo post abbiamo voluto evitare per non complicare ulteriormente le cose. Rafa-Nole di ieri a noi ha regalato solo qualche momento emozionante, durante i punti cruciali, nel finale, e non perché abbiamo vinto l'uno o l'altro. Sai come la pensiamo ma stavolta facciamo i seri e andiamo aldilà delle simpatie per l'uno o per l'altro. Le emozioni sono alla base dello sport, se no non lo seguiremo in tv, ma per noi sono strettamente collegate alla fantasia, alla creatività, cose che sui campi da tennis quasi non si vedono più. Citi giustamente Dolgopolov, ecco, lui ci emoziona e lo fa con l'estro, non con la forza, per questo ci piace. Ieri abbiamo visto intensità, forza, coraggio, grinta, tutte belle cose, ma senza estro, senza colpi di genio. Ed è stato un peccato. Grazie per il commento Barbara.

Anonimo ha detto...

Quest'anno compio 40 anni, forse sto davvero invecchiando... Io ieri mi sono spesso annoiato, l'unica cosa che mi ha trattenuto davanti alla TV era l'intensità della partita, ma non ho, nemmeno per un attimo, pensato che quella di ieri fosse la finale più bella di sempre. Forse perchè ho visto troppo tennis? Dev'essere così. In fondo, i miei primi ricordi tennistici risalgono addirittura ad Adriano Panatta, ahimè post 1976. Che dire? Forza Dolgopolov! Maurizio

Walk Over ha detto...

Abbiamo seguito la partita per lo stesso motivo. Forse hai visto troppo tennis? Può essere, noi ne abbiamo visto sicuramente meno di te (a causa dell'età), e la pensiamo allo stesso modo. Forza Dolgo e tutti quei pochi tennisti fantasiosi che ancora esistono.

Anonimo ha detto...

io mi diverto di piu a vedermi una partita di challenger, detta qui...

Anonimo ha detto...

Esulando per un istante da un contesto puramente tecnico-tennistico per sconfinare fugacemente in tema di buongusto, signorilità e (in senso più ampio) sportività, ho trovato (come è più del consueto) disgustoso ed urticante, il patetico teatrino giullaresco inscenato dal "pasticca" glutineprivo dalla testa oblunga (ben coadiuvato da sguaiata claque al seguito), arricchitosi per la prestigiosa occasione di stramazzi al suolo (da far impallidire il ricordo del miglior Paolino Canè...), baci alla croce ed ostentate preghiere (fuori luogo) in favor di telecamera, a corredo di un più rodato repertorio di "scimmiottamenti" su altrui palle steccate, esultanze "espressioniste" da squilibrato, "sgranate" d'occhi allucinate nonchè spocchiose facce da caXXX (agevolate queste ultime dal contributo di madre natura...) esibite ad ogni presunto peccato di lesa maestà perpetrato ai danni del nuovo padrone del tennis (che culo eh...) da mortali giudici di linea o cinico-baro destino avverso.

Grazie dello spazio (eventualmente) concessomi.

Stefanello Leconte.

mik9 ha detto...

Ragazzi, complimenti per l'analisi perfetta innanzitutto..
Voglio chiedervi se è possibile che stiliate una specie di classifica con i giocatori che vi hanno convinto e quelli invece che l'hanno fatto meno..grazie!

Walk Over ha detto...

Leconte, l'atteggiamento del serbo non è mai stato diverso da quello visto domenica, fin da quando ha fatto irruzione nel circuito anni orsono. Le sue sceneggiate (tutt'altro che gradevoli, sia chiaro) ben compensano ciò che solitamente mette in opera il rivale. Vamos sguaiati ad ogni errore avversario, sia esso Djokovic o il fortissimo e temibile Sweeting, pugnetti e ginocchio alzato ad ogni punto, smutandate continue, tic di ogni tipo prima di servire e la lista potrebbe continuare a lungo. E' aumentata la maleducazione anche in uno sport considerato da signori fino a non molto tempo fa, ma è solo lo specchio della società moderna, ne più, ne meno.

Mik9: grazie dei complimenti. Non è escluso che oggi il mio collega scriva qualcosa al riguardo, un bilancio finale insomma.

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