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domenica 29 gennaio 2012

Australian Open 2012: la finale. Per Djokovic è epic win. Nadal domato dopo quasi sei ore in un match leggendario

Chiariamo subito una cosa, non abbiamo visto esattamente il tennis che piace a noi, ma bisogna rendere onore a due combattenti incredibili che hanno reso epica la finale degli Australian Open. Novak Djokovic ha abbattuto dopo cinque set e quasi sei ore di gioco (match più lungo della storia nello Slam australiano) un Rafael Nadal stoico; i due non si sono risparmiati, e l'assenza del bel gioco è stata compensata dall'intensità e dalle emozioni che ci hanno fatto vivere. Ha vinto il più forte, colui che per la settima volta consecutiva è riuscito a domare il giocatore che sembrava invincibile fino a non molto tempo fa. Abbandoniamo però per un po' i toni seri che solitamente non caratterizzano questo blog per raccontarvi le ultime news sulla nostra difficile situazione in campagna.



La nostra avventura iniziata come un'innocente e più che giustificata fuga dalla guardia di finanza, si è trasformata in un qualcosa di più complesso. Infatti, facendo tesoro degli insegnamenti di chi ci ha preceduto abbiamo aperto la nostra piccola impresa e siamo riusciti a produrre in quantità industriale sfruttando tutti i metodi più illegali possibili e anche andando contro natura. Non avendo poi il problema di dover rendere conto a nessuno dei frutti di madre terra, avremo solo incassi in nero. Abbiamo quindi deciso di sfruttare l'arrivo dei nostri amici australiani per, far girare l'economia, offrire loro un lavoro a contratto agevolato (durante le partite non si lavora, nelle altre ore del giorno si, e a ritmo doppio) e con paga forfettaria di 4,50 € al giorno a prescindere dal numero di ore lavorate. Niente da fare, il canguro ci ha messo il muso perché secondo lui era bassa la paga e non riusciva a pagare le tasse (daje) e ha ruota ha seguito il dingo. Tutti gli animali hanno passato le ultime 48 ore irrequieti e facendo fracasso dalla mattina alla sera. Le mucche hanno indetto lo sciopero del latte dopo la sconfitta di Federer, i girasole seguono la luna e sono pallidi, le carote si stanno trasformando in patate, il mais si sta dando fuoco, facendoci trovare pannocchie di popcorn, le pecore si stanno facendo i dreadlocks per impedirci di poter vendere la loro lana e il terreno è stato talmente imbottito di agenti dopanti che inizia a pulsare e forse qualche pomodoro parla. E' proprio una situazione insostenibile, ma grazie alla finale ci siamo concessi qualche ora di distrazione visto che comandare e guadagnare sulle spalle degli altri è stressante.

Così ci siamo adagiati nel nostro trono, sintonizzati rigorosamente su Eurosport e visti la maratona tra Djokovic e Nadal nel nostro modesto televisore 58 pollici 3D acquistato con le trattenute dei nostri dipendenti. Ed è stato, tutto sommato, un bel vedere. Non dal punto estetico, le voleè si conteranno a fine match sulle dita di una mano, ma da quello puramente emozionale. Il match è iniziato con un certo equilibrio, rotto solo da Nadal bravo a far suo il primo set 7-5. Nel secondo invece Djokovic è venuto fuori, sembrava di assistere a una qualsiasi delle partite del 2011: Nole che tirava tutto, il cyborg che provava a riprendere ogni palla fino a quando non si arrendeva alle bordate del serbo. Idem dicasi per il terzo set, chiuso con ancora maggiore incisività da Djokovic. Si è quindi giunti al quarto, dove Nole, avanti di un break, ha dovuto subire lo stoico ritorno del maiorchino, i cui chip, messi a punto per l'occasione, sembravano volersi ribellare alla sudditanza nei confronti del robocop serbo. L'intensità del match a quel punto è salita a livelli altissimi, ed è stato giusto vedere i due guerrieri lottare fino al quinto set. La partita decisiva sembrava pendere a favore dello spagnolo, ma con Djokovic in campo mai considerare un match finito. Sul 4-2 per Nadal il numero uno del mondo ha recuperato il break, e si è andati così a braccetto fino al 5 pari, quando l'indole assassina di Nole ha prevalso: break e via a servire per il set. Qui Novak ha avuto bisogno di due match point, ma dopo 5 ore e 53 minuti e cinque set devastanti, è riuscito a far suo il terzo Australian Open della carriera. Ed è stato giusto così, per il bene del tennis. Un'altra vittoria dello schema "rimando tutto dall'altra parte fino a quando l'altro sbaglia e posso contrattaccare" messo in atto dal solito Nadal sarebbe stata deleteria per questo sport, non che Novak sia il nostro idolo, tutt'altro, ma almeno il suo è un dritto, la concezione è quella di attaccare per primo, e già questo è sufficiente per non farci venire il sangue amaro vedendo le sue partite.

Bisogna chiedersi ora se quella di Nadal nei confronti di Djokovic sia una soggezione psicologica come quella che investe Federer quando gioca contro lo spagnolo. Diciamo che in entrambi i casi gioca un ruolo molto più importante l'aspetto tecnico: a Novak il dritto carico di top-spin di Nadal sul lato sinistro fa un baffo, con quel rovescio fa ciò che vuole, e considerando che la sua resistenza fisica è pari, se non superiore a quella dello spagnolo, qua siamo di fronte a un differenziale tecnico non da poco. Dopo, e non può mancare, subentra anche la mente. Rafa ha trovato chi lo sa annullare, e questo, per uno abituato a vincere, è un dramma. Per noi, invece, è bellissimo. Hai voluto questo tennis caro Rafa? Ora te lo tieni, e perdi, primo nella storia, la terza finale di Slam consecutiva. Speriamo diventino dieci. Piccolo interrogativo finale: ma siamo proprio sicuri che sia umano per due tennisti giocare con questa intensità per sei ore? Non vogliamo puntare il dito su nessuno, ma qualche dubbio noi ce lo poniamo, tutto qua.

Possiamo quindi archiviare gli Australian Open 2012. Per noi si aprono una nuovi scenari, infatti dopo la partita siamo andati nella stalla a vedere cosa stavano combinando gli animali ed è stata grande sorpresa vederli in schiera armati di trombette, tamburi, striscioni e bandiere, a spaccare tutto, da veri kkkkommunisti. Che coraggio, protestare quando li fanno lavorare! Noi non ci abbassiamo alle richieste, ma soprattutto è la nostra ultima preoccupazione perdere tempo a contrattare visto che, avendo il potere in mano, non siamo mica scemi a toglierci il pane di bocca per fare i loro comodi. Ma che si arrangino! Tra poco andremo a simulare un'assemblea coi più irrequieti, tanto per promettere cambiamenti che ovviamente non manterremo e subito dopo ce ne andremo dalla villa, senza dire niente, per prenderci una settimana di vacanza, con belle donne, sprechi, magari ne approfitteremo per un lifting di ritocco e chi più ne ha più ne metta. Quindi  torneremo in Italia e sarà come se non fosse successo niente... e tutto questo perchè la terra dei cachi è la terra dei cachi!

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