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mercoledì 2 marzo 2011

L'importanza di chiamarsi Ernests

Quel birichino di Ernests è nato nell'88 a Riga. Di cittadinanza lettone e portafoglio probabilmente svizzero, venne alla luce in un jet privato e la prima cosa che fece una volta aperti gli occhi è stata quella di licenziare l'ostetrica e mandare via tutti perché voleva stare da solo. Li obbligò a buttarsi col paracadute dall'aereo, ma prima volle un ciuccio tempestato di diamanti perché quelli di gomma non facevano per lui.
Le sofferenze per la madre non tardarono ad arrivare. Infatti, una volta atterrati e recati nell'ospedale più costoso della città, Gulbis si rifiutò di mangiare perché la genitrice non aveva la quarta. Il piccolo decise di fare un concorso di Miss Mamma, tra quelle che avevano appena partorito in ospedale, in modo che potesse scegliere quella che gli andava più a genio.
A un anno gli venne regalata la sua prima carta di credito con budget illimitato, che riuscì ad azzerare (non sappiamo come) nel giro di due giorni. Il padre placò i capricci per l'inconveniente rassicurandolo sul fatto che tanto il giorno dopo le entrate familiari sarebbero state tali da permettergli di spendere il doppio di quello che aveva già fatto fuori.

Si, dev'essere stata proprio un'infanzia triste e di sacrifici, sopratutto quando a 6 anni fu iscritto alla scuola calcio nei pulcini, ma lui si rifiutò di andare perché voleva giocare nella prima squadra. Pensate che ingiustizia nei suoi confronti. Così il padre si trovo costretto a pagare per farlo entrare nella rosa dello Skonto FC, ma lui lo prese a schiaffi perché in realtà voleva far parte del Milan, che quell'anno aveva vinto la Champions League. Il premier (si, nel '94 c'era già lui), nonostante i capelli mancanti, già vantava doti di allenatore e mediatore, per evitare tensioni internazionali strinse accordi col signor Gulbis e fece entrare il figlio in squadra. Quando Baresi lo vide mettere piede negli spogliatoi per gli allenamenti gli diede due veloci calci in culo e col terzo lo spedì direttamente in Lettonia. Il premier, per scusarsi, mandò 9681350 lire (= 5000 euro, un vizio) alla famiglia Gulbis, spesi poi dal piccolo per comprarsi l'attrezzatura per il suo nuovo hobby, il tennis: era solo, poteva fare quello che voleva, non aveva da dividere gli spogliatoi con nessuno e poi era uno sport da ricchi e quindi gli andava bene. Aveva già le idee chiare. La cosa che saltò subito all'occhio del giovane era il servizio a oltre 200Km/h dalla prima volta che lo provò. Che poi le altre palle andassero in tribuna non era (e non lo è nemmeno ora) un problema da correggere, l'importante era tenere questo bellissimo specchietto per le allodole per i giornalisti e far gridare al miracolo. Il piano riuscì (e riesce ancora) perfettamente.
Dopo aver giocato qualche torneo Juniores è passato al professionismo inanellando una serie di nulla.
Era odiato da tutto solo perché si presentava ai Challenger con il jet privato e occupava un piano intero degli alberghi più lussuosi per non avere rompiscatole, quando invece gli altri, pur di giocare, andavano a piedi nudi per non rovinarsi le scarpe e si accampavano nei pressi dei circoli la notte prima. Questo razzismo nei suoi confronti gli ha fatto passare il periodo dello sviluppo professionale in solitudine e lo portò a soffrire, segregato nel suo jet privato, tra un giro del mondo all'altro in cerca di un torneo che concretizzasse il suo talento.
Nel 2009 fu vittima di uno scandalo in Svezia, infatti fu accusato, assieme a un altro ignoto, di prostituzione. Dopo la vicenda Gasquet, i fatti di Stoccolma erano la ciliegina sulla torta che rendeva i due giocatori talenti sprecati a vita e pirla patentati. Il lettone provò a discolparsi dell'accaduto dicendo che in realtà lui non aveva fatto altro che salvarsi da Soderling, che la notte fu avvistato in cerca di carne fresca, e che aveva portato con se le due signorine solo per evitare che venissero trucidate. L'unica cosa che non tornava erano i 5000 euro a testa per le due, ma a quanto pare, era un'idea del secondo ignoto che comunque pare all'epoca fosse fidanzato e quindi innocente. C'è molta confusione sull'accaduto, soprattutto su quale delle due fosse soprannominata Bunga Bunga.
Da allora Ernests ha ripreso a giocare a caso alternando giorni di grazia a giorni di disgrazia e, in ogni caso, facendoci vedere niente di concreto. Per chi lo avvicina a Safin per i modi di fare e comportarsi dentro e fuori dal campo, bisogna ricordare che l'unico titolo è stato Delray Beach del 2010 che poi non ha riconfermato nel 2011 (Safin almeno due Slam li ha vinti). Il suo genio ora si sta distinguendo soprattutto per i fallimenti che si susseguono in continuazione e senza pietà. Avrà pure i soldi, ma sta diventando lo zimbello dell'ATP.
Alla sua età i campioni attuali avevano già fatto qualcosa di importante, può darsi che un giorno gli verrà in mente di giocare a tennis, ma probabilmente quel giorno sarà troppo tardi, ma mai troppo per continuare a ridicolizzarsi.

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