Arieccoli. Vi erano mancati? A noi no. I tornei americani di Indian Wells e Miami erano stati una piacevole eccezione alla saga che ha contraddistinto gli ultimi dodici mesi di tennis, ma domenica sul centrale del Principato sarà nuovamente Djokovic-Nadal. Al maiorchino sono oramai rimasti due feudi nel circuito, Parigi e Montecarlo (oltre a Barcellona, quando ci va, ma è pur sempre un torneo decisamente inferiore per prestigio), e domani Djokovic andrà all'assalto proprio del trofeo del monegasco, uno dei pochi che ancora gli mancano. I due rivali sono giunti in finale dopo due semifinali piuttosto diverse, più combattuta quella del serbo, sofferta solo nel primo set quella di Nadal.
Djokovic ha affrontato un buon Berdych, bravo a vincere il primo set, ma caduto sotto i colpi del suo avversario, che dal secondo parziale in poi ha comandato la partita. Il ceco era stato bravo a piazzare il break decisivo in chiusura del primo set, ma una volta svegliatosi Nole ha disposto di Tomas come ha voluto, mostrando sprazzi del suo sadico dominio al quale ci ha oramai abituati. Questa volta a Berdych non vogliamo imputare l'assenza cronica del suo neurone, è stato bravo per tutto il corso del torneo e contro il serbo onestamente ci ha provato. Fosse un pizzico più continuo e imparasse ad attaccare con costanza, il tennista di Prostejov potrebbe seriamente insidiare la quarta posizione nel ranking di Murray (con nostra grande soddisfazione, peraltro), ma per il momento tocca prenderlo così, a sprazzi.
Diversa storia l'altra semifinale, quella vinta dal cyborg su un buon Simon, tornato purtroppo quasi ai livelli di fine 2008. E' stato il solito leitmotiv che caratterizza le partite dello spagnolo: molteplici palle break annullate in un game difficilissimo, il settimo, salvato rimandando tutto in campo, e break ottenuto in scioltezza nel gioco successivo per portare a casa il primo set. Nel secondo altro grande classico: break in apertura e rendita fino alla fine del match. Ribadiamo il nostro concetto, il numero di set che Nadal inizia strappando il servizio al suo avversario è abnorme, sarebbe bello estrapolare delle statistiche, ma essendo notoriamente stupidi non siamo in grado di farlo.
Sarà quindi Djokovic-Nadal. Non ci lanciamo in pronostici, ma da un lato avremo un ragazzo che ha appena perso il nonno e avrà voglia di dedicargli il trofeo, dall'altro avremo un giocatore stanco di prenderle sempre in finale dallo stesso avversario e che domani si taglierà un braccio pur di non perdere. Anche se, sotto sotto, pensiamo che dal preciso momento in cui Nole ha battuto Berdych, Nadal si senta un po' un dead man walking, ma magari ci sbagliamo.
Capitolo Fed Cup. Le azzurre sono sotto 2-0 in Repubblica Ceca. Tutto come previsto o quasi. La Schiavone ha perso lottando un solo set contro la Safarova, mentre la Errani poco ha potuto contro la Kvitova, oggettivamente di un'altra categoria rispetto alla pur brava romagnola. Alle ceche basta un punto, e temiamo che non sarà difficile ottenerlo. Ciò che balza agli occhi è come le azzurre, che negli ultimi anni avevano tenuto alto l'onore del tennis italiano diventando anche una vetrina con la quale coprire abilmente il fallimento in campo maschile, stiano piano piano cedendo il passo all'età. Non potevamo pretendere che Schiavone e Pennetta potessero durare in eterno, e nemmeno possiamo chiedere alla Errani di lottare ad armi pari contro le più forti (che poi di testa potrebbe benissimo lottarci, ma madre natura non l'ha dotata di un fisico all'altezza). Insomma, se tra gli uomini siamo da trent'anni in uno stato di coma assistito, con le donne abbiamo intrapreso la via del declino, e non vediamo nessuna giovane di alto livello all'orizzonte. Forse la celebre affermazione sul "movimento in salute" verrà definitivamente cancellata, com'è giusto che sia.
E' tutto. Domenica la finale di Montecarlo si giocherà alle 14, mentre le ragazze di Fed Cup saliranno sul patibolo intorno alle 11. Auguri!
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