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mercoledì 12 giugno 2013

In herba veritas

E' arrivata l'erba! Ovviamente non si tratta di una triste battuta di Snoop Dogg estratta dall'ultimo Scary Movie, ma ci riferiamo allo sport più bello del mondo, il tennis. Un mese, appena trenta giorni da gustare al contagocce, prima di tornare alla terra, ai cementi collosi e ai robottini con la racchetta. L'erba non perdona, su un manto verde bisogna veramente saper giocare a tennis, i campi evolvono, ogni giorno e ogni minuto ci si trova in una situazione differente, devi avere spirito di adattamento, coraggio, non puoi permetterti di giocare in modo standard, sei costretto a costruire, ottimizzare, anticipare, pensare perché difficilmente si rimedia un errore, ma soprattutto se imposti il gioco in difesa, se non sbaglia l'altro, le possibilità di essere trafitti da un vincente sono altissime. L'erba mette pace nei sensi di chi ama il tennis per come mamma l'ha fatto.

Ovviamente nell'era dei cyborg, androidi e automi con la racchetta, che hanno orde di fan pronti a strapparsi i capelli per loro e dare la vita per difenderli, si ricade sempre nella solita diatriba tra gli amanti del nu-tennis e i tradizionalisti, che vedono in questo mese l'ossigeno. Anzi, contando quanto sono stati rallentati i campi di Wimbledon, tanto che la superficie è stata ribattezzata terba, i puristi ormai si limitano solo alle prime due settimane di verde con Halle, Queen's, 's-Hertogenbosch e Eastbourne.

Se si pensa che stiamo parlando di uno sport che sciorina e fattura miliardi ogni settimana, fa ridere sentir dire che mantenere i campi in erba costa, ma per questo motivo, la stagione sul verde è ridotta a pochissimi tornei, tra l'altro tutti 250 e uno Slam, per un totale di 3250 punti ATP (ma solo 2750 giocabili, per problemi di ubiquità), contro i 5000 della terra (contando solo Roland Garros e i tre 1000) e gli innumerevoli del cemento. Proprio questi ultimi hanno fatto nascere i veri problemi perché con il GreenSet, i campi cotti al sole, notoriamente perfetta via di mezzo tra erba e terra, hanno lasciato il posto a superfici gommose e collose che rendono velocità da terra battuta, dando possibilità ai terraioli di essere sempre presenti e quindi risultare anche bravi, ma non viceversa.

Infatti, niente da dire per gli specialisti del rosso, il problema è che mentre prima facevano (giustamente) la voce grossa nei quattro mesi dedicati alla loro superficie e poi sparivano, ora ci sono sempre e ovunque al top, contaminano il tennis e rovinano lo spettacolo a chi invece vorrebbe vedere uno sport giocato con la racchetta e non coi muscoli. In soldoni, per 11 mesi all'anno vediamo tennis da rosso ovunque, che è quasi l'esatto contrario di quello amato dai puristi.

Noi siamo molto chiari e cristallini a riguardo, ci piace il tennis vario, estroso, intelligente, veloce, deciso da pochi colpi, ma buoni, che non è proprio quello che si gioca sulla terra, quindi passiamo 330 giorni pazientando, vedendo le solite vittorie seriali, ma un mese ce lo gustiamo. Anzi due settimane, visto che la terba  di Wimbledon è una realtà. Addio vittorie seriali, addio tennisti standardizzati, addio match scontati, ma soprattutto addio muscoli, gambe, corse disperate per recuperare l'impossibile, addio campare di gratuiti. Benvenuta racchetta, perché sull'erba si gioca a tennis.

Vista l'ormai velocissima e inesorabile invasione del "nuovo" tennis è impossibile non imbattersi nelle diatribe tra i nuovi adepti e chi vede uno sport che con quello che si giocava 20 anni fa ha da spartire solo nome, attrezzi e misure del campo. L'idea di superficie veloce e quindi di un tennis più vario, fatto di sorprese, aperto a continui nomi nuovi, con scambi corti, poca forza, molta intelligenza, poco sudore, pochi KO tecnici o gratuiti, ai nuovi fa venire i conati di vomito perché significherebbe proiettarsi in una realtà che non si vede per la maggior parte dell'anno, ma soprattutto vivere il terrore di perdere il proprio idolo prematuramente. E fin qui tutto sommato niente da dire, ognuno ha i suoi gusti e perversioni.

I problemi nascono quando arriva il mese dell'erba, perché anziché dare ragione a chi durante tutto il resto dell'anno sostiene che una superficie rapida (anzi, giusta) regalerebbe un tennis come concepito, con varietà, talento, arte e bellezze, ci si sente ribattere con un alibi ormai pompatissimo che ha del ridicolo: l'erba serve solo per vedere partite tra grandi battitori e quindi non è tennis. Una conclusione di convenienza e senza precisi riscontri. Non è mai stato così e non lo sarà mai, prima di tutto perché una partita di tennis non si può vincere solo col servizio. Inoltre non esiste nessuna prova che conferma la sopracitata teoria.

Senza andare troppo lontano con la mente, fermiamoci a vedere gli sconfitti di rilievo dei primi due giorni di erba: Janowicz (ops!) da Basic (chi?) e Raonic (ooops!) da Monfils (non proprio Edberg). E sono due che fanno del servizio il loro punto forte... Houston, we have a problem! Gulbis, Querrey e Dodig sono passati, ma per il rotto della cuffia al terzo (gli ultimi due addirittura al tie-break). La storia non era che non ci sarebbe dovuta essere partita, ma solo ace? I conti non tornano. Ma poi, fortissime difficoltà per Dimitrov che ha vinto al tie-break del terzo contro Sela, Del Potro lo stesso ha rischiato contro Malisse 7-5 alla partita finale, Paire a casa da Kudla, Harrison grande servitore fuori per mano di Nieminen, Berlocq ha vinto solo 4 games, Gimeno-Traver 3 e Andujar 4... e probabilmente i migliori epic fail delle teste di serie (costruite nel resto dell'anno sul lento) dovranno ancora arrivare!

Non vi viene in mente che magari l'erba è semplicemente un validissimo filtro per identificare chi sa veramente giocare a tennis, quello vero, e chi durante il resto dell'anno rimanda bene la palla dall'altra parte? Siete liberi di vomitare per il veloce, vivere nei miti campati per aria o venerare le vostre amate superfici lente e collose, ma visto che i fatti sposano le nostre teorie e non viceversa, ci sembra più che naturale riconoscere che: in herba veritas



NOTA: per la compilazione di questo post non sono stati fatti esempi specifici con nomi noti, famosi e di punta (se non per riportare i punteggi) proprio perché si parla di tennis in generale, non di persone innalzate come divinità, difese come religioni e sostenute come squadre di calcio. Sì, è possibile parlare di tennis anche così, basta amare questo sport e non una figura.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco una cosa che non ho mai ben compreso. La gente (almeno così pare) se deve scegliere fra una partita solo servizi ed una partita di soli scambi massacranti, preferisce quest'ultima. Io davvero non comprendo questa sorta di antipatia verso il servizio: è un colpo che richiede grandissima coordinazione e, personalmente, è uno dei miei colpi preferiti, insieme al rovescio ad una mano ed alle volée. Credo che molti non sappiano (vogliano?) apprezzare il lavoro che c'è dietro un buon servizio, e l'altezza non sempre è decisiva ai fini della buona riuscita del colpo (vedi Cilic e Seppi da un lato, e Kohlschreiber dall'altro).
Comunque, non solo il tennis da erba sta scomparendo, ma anche il tennis offensivo da fondo, inteso alla Connors-Davydenko-Agassi. L'unico dei top che potrebbe imboccare questa strada mi pare Murray, ma è solo una sensazione istintiva. Insomma, il tennis veloce, d'attacco, "minimo-indispensabile", non piace proprio a nessuno? Un vero peccato.

Buona purificazione anche a Lei.

Dirk

Lucky Loser ha detto...

Buona purificazione anche a Lei e grazie per i commenti :)

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