E' finito, o quasi. Occorrerà attendere la finale del Roland Garros per capire se il dominio di Rafael Nadal sul rosso ha trovato finalmente la sua conclusione, certo è che anche a Roma, grazie a uno strepitoso Novak Djokovic, tale dominio ha subito, dopo Madrid, un'ulteriore spallata. Il Foro Italico ha visto trionfare il serbo, autore di una partita magistrale, giocata all'attacco nonostante i tre set ancora sulle gambe dell'interminabile semifinale vinta contro Andy Murray. E il clima è da Roma città aperta, liberata, salvata finalmente da una tirannia durata sei anni, con un'unica interruzione, quella del 2008, dovuta solo a delle provvidenziali vesciche, mai santificate abbastanza. E il Centrale del Foro ha gioito, tributando al salvatore Novak Djokovic, il giusto applauso.
Sia ben chiaro, non che il serbo sia il nostro giocatore-tipo per il qualche ci strappiamo i capelli, ma il solo fatto di aver dimostrato per la quarta volta quest'anno che è possibile mandare in malora i chip del cyborg, bloccandone l'egemonia (che non è mai cosa buona da nessuna parte), merita tutta la nostra ammirazione. E pensare che in alcuni momenti della finale abbiamo nutrito dei dubbi sulla reale riuscita della sua opera di salvezza.
Nel primo set il redentore di Belgrado ha strappato il servizio all'OGM all'ottavo game, per poi subirlo in quello successivo. La speranza nutrita dagli spettatori ha iniziato a vacillare, fino a quando, sotto 30-15, il serbo è riuscito a rimontare e chiudere 6-4. Ma era soltanto a metà dell'opera.
Nel secondo parziale la tattica adottata da Nadal, ovvero quella di alzare le palle in perfetto stile WTA per poi andare a riprendere l'attacco del serbo (tanto lui corre e prende tutto, pardon, quasi tutto), dava piano piano i suoi frutti, ma nonostante alcuni recuperi impossibili e solite relative pallette cadenti a fil di riga, l'opera di disattivazione del cyborg attuata da Djokovic è proseguita inesorabilmente. E a poco sono serviti anche i "vamos" gridati a squarciagola da Nadal a ogni errore del serbo, atteggiamento per il quale sarebbe ora di smettere di considerare lo spagnolo come esempio di fair play. Ok per la correttezza con la quale alle volte concede i punti dopo gli errori dei giudici di linea, ma urlare in faccia all'avversario dopo un suo errore non è certo un comportamento degno del numero 1 del mondo (ah, lo sarà ancora per poco, lo sa anche lui).
Sul 5-4 e servizio Nadal l'impressione generale era quindi che si dovesse andare al tie-break, ma Djokovic ha voluto fare di più, strappando il servizio al suo avversario e soprattutto sfilandogli il titolo di Roma (al quarto match point, finale 6-4 6-4), suo per la seconda volta dopo il 2008. Roma è libera quindi, il successo è andato a chi ha meritato, a chi ha lottato di più per ottenerlo, attaccando tutte le palle e non abbattendosi mai davanti al solito muro eretto da Nadal (solo 4 vincenti nel primo set sono sinonimo di uno che ha rimandato la palla e basta). Muro che ancora una volta è crollato sotto i colpi di Djokovic. Il campione di Belgrado, ora numero uno virtuale (addirittura già qualificato per Londra!), ha dimostrato per l'ennesima volta che lo spagnolo è battibile anche sul suo terreno preferito, quello della corsa, della fatica e della forza. E non è che il serbo abbia corso più dello spagnolo, assolutamente no! Se avesse fatto gara di corsa, viste le tre ore di sabato, sarebbe durato un set. Nole l'ha semplicemente fatto andare a destra e a sinistra a suo piacimento attaccando (giustamente) ogni palla e facendogli ritorcere contro la corsa e la resistenza che lui vanta di avere. Bum... Colpito e affondato! Nadal le altre volte ha meritato creando il gioco, stavolta ha solo atteso l'errore dell'avversario ed è giusto che abbia perso perché a tennis si vince facendo gioco, il muro lo lasciamo ai pallavolisti. Abbiamo dovuto attendere diversi anni, ma finalmente la salvezza appare vicina, intravediamo la luce in fondo al tunnel.
E a proposito di luce, per coloro che malauguratamente non lo sapessero, il nostro guru Aleksandr Dolgopolov a Nizza ha finalmente ritrovato la vittoria. Al primo turno ha battuto il nostro Filippo Volandri 7-5, 6-3, segno che è ancora vivo e può continuare a guidarci. Certo, non ci offenderemmo se a guidarci fossero anche le gambe della Sharapova, nuova regina di Roma grazie al successo su bicipite-Stosur. Complimenti.
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