Diciamoci la verità, nonostante lo avesse battuto nelle finali di Indian Wells e Miami, difficilmente pensavamo che Novak Djokovic potesse avere la meglio su Rafael Nadal anche sulla terra, specialmente quella di casa. E invece il serbo, nella finale giocata a Madrid, ha dimostrato ancora una volta al cyborg spagnolo che la festa è finita, facendogli capire di aver trovato definitivamente la formula per disattivare i suoi chip.
Il successo del Djoker è stato chiaro e meritato, giunto dopo aver dominato parte del primo set e dopo aver fatto vedere maggior grinta, concentrazione e voglia di vincere nei momenti importanti, tutti fattori che fino a qualche tempo fa erano considerati ad esclusivo appannaggio del maiorchino. L'inizio della finale è stato addirittura traumatico per l'OGM: Djokovic nel giro di pochi minuti è volato sul 4-0, lasciando ammutolito il pubblico della Caja Magica, accorso in massa per celebrare l'ennesimo successo del suo beniamino e tornato a casa con le pive nel sacco. Il momento nero dello spagnolo è durato però poco, e con la canonica serie di topponi, recuperi assurdi e palombelle cadenti a pizzicare la riga è riuscito a portarsi sul 5 pari, vanificando quanto di buono fatto dal serbo. Una rimonta che avrebbe battuto anche un toro, non Djokovic. Il giullare ha tenuto agevolmente il servizio e sul 6-5 ha attuato la classica tattica del suo avversario, ovvero fare il break nei momenti importanti. Quante volte Nadal ha fatto girare le partite a suo favore sul 5-4 o sul 6-5 e servizio avversario? Migliaia. A Madrid però è avvenuto il contrappasso: primo parziale portato a casa dal serbo per 7-5, e con la bellezza di due nastri a favore. Cose impensabili.
Stesso leitmotiv nel secondo set. Nadal ha continuato a fare il suo gioco, cercando disperatamente la diagonale dritto-rovescio dell'avversario ma dimostrando di non avere ben chiara la differenza tra il rovescio degli altri suoi avversari e quello di Djokovic. Il serbo ha spinto tutto, e il rimbalzo altissimo di Nadal gli ha fatto un baffo, così come avvenuto a Miami e Indian Wells. Sul dritto idem. Nole è stato in grado di controllare quasi sempre il rimbalzo alto e anomalo dei top-spin del maiorchino, dimostrando di aver trovato le chiavi tattiche per contrastarlo, inoltre a ogni servizio ha risposto con un colpo dalla potenza maggiore o uguale a quella della battuta di Rafa, stratosferico. Dopo il break in apertura di Nadal, ottenuto anche grazie a un tweneer che si è alzato a pallonetto per poi spiovere nei pressi della riga (dopo svariati tentativi e anni di fallimenti Nadal è riuscito a giocare un tweener vincente, ora verrà osannato come se avesse fatto chissà cosa, è bene ricordare che ci era già riuscito addirittura Seppi lo scorso anno a Roma contro Murray), Djokovic si è ripreso il servizio, e si è andati on serve fino al 5-4 per il campione di Belgrado. Lì Djokovic ha giocato in maniera superba, volando sullo 0-40 e chiudendo la partita al secondo match-point disponibile, lasciando l'amaro in bocca a Nadal e soprattutto la consapevolezza che anche sulla terra forse il nuovo numero uno è un altro. E sarebbe anche ora.
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