Quando ci ricapiterà la possibilità di sfidare in un quarto di finale di Coppa Davis il Canada? Ovvero una squadra composta da un ottimo giocatore, Raonic, un doppista bravo, ma sulla soglia della senilità, Nestor, e un mediocre giovincello dal cognome più simile a un farmaco da banco attualmente numero 141 del mondo? Mai più, probabilmente.
L'occasione era ghiotta, ma da bravi italiani ce la siamo lasciata sfuggire. Avevamo iniziato ad avere i primi dubbi sull'esito della sfida dopo i due set persi da Seppi contro Pospisil, con Andreas che sembrava tornato quello dei tempi in cui riusciva a perdere con un Haider-Maurer qualsiasi. Fortunatamente la maturità del nostro numero uno lo ha portato a rimontare, guadagnando il primo sudatissimo punto per l'Italia in un modo molto più complicato del previsto. E' poi venuto il momento di Fognini opposto al B-52 canadese, Raonic. Niente da fare, se al montenegrino trapiantato in Nord-America entra la prima noi ci si può fare nulla, 1 a 1 e via con il doppio del sabato, il vero fulcro della sfida. Si sapeva. Da sempre.
Il polso malandato di Bolelli aveva convinto Barazzutti alla saggia scelta di affiancare Bracciali al ligure. I canadesi invece presentavano l'espertissimo Nestor e il giovane Pospisil. Male i primi due set, con Fognini suo malgrado protagonista di alcuni errori e qualche doppio fallo nei momenti chiave del match, mentre il farmaco da banco dall'altra parte sembrava incarnare l'anima dei Woodies. Primi due set andati via a favore delle foglie d'acero slave senza colpo ferire, fin quando lo stesso Fabio ha iniziato a giocare. L'Italia a quel punto è cresciuta, ha meritatamente rimontato fino a due set pari ed è partita nel quinto con l'inerzia di chi è in fiducia e vicino alla completa rimonta. A quel punto la sfida decisiva per il passaggio del turno è diventata una gara di tensione, ma soprattutto di compassione e non potevamo smentirci: dopo 26 turni di servizio mantenuti da entrambe le coppie, Fognini perde la battuta, in precedenza un fallo di piede e un warning al nostro Bracciali avevano condito una sfida che fino a quel momento era sembrata comunque sportiva. E da lì la fine, 15-13 e Canada a un passo dalla semifinale, poi raggiunta grazie al successo scontato di Raonic su Seppi.
Piccolo appunto: è inutile prendersela con il pubblico o con la panchina avversaria. In Davis, da che mondo è mondo, è sempre stato così, anche dalle nostre parti. E a dirla tutta, i faccioni e la tromba che intonava Also sprach Zarathustra durante l'occhio di falco, erano tutt'altro che antipatici e da insultare in perfetto stile italico, come non ha evitato di fare Fognini.
Sulla sfida finale tra il nostro numero uno e il buon Milos c'è poco da dire. Andreas l'impegno ce l'ha messo, ma quando uno tira una tale sequenza di prime non ci si può far nulla (si ricordi Soderling contro Nadal e l'anno dopo Federer al Roland Garros). Purtroppo Raonic, oltre ad essere (a differenza degli altri bombardieri) un più che sufficiente giocatore da fondo e ottimo di testa, l'abbiamo beccato nei due giorni di grazia. E' quindi inutile puntare il dito sul servizio, perché se battesse sempre in quel modo, ad oggi, sarebbe numero uno del mondo, anche se si giocasse sempre sulla colla. Concentriamoci invece sul perché siamo riusciti a perdere il doppio.
Italia a casa quindi, e Canada per la prima volta nella storia in una semifinale di Davis, dove affronterà la Serbia.
Djokovic e compagni, in casa degli Stati uniti, hanno sudato un po', ma solo perché in squadra oltre a Nole avevano Troicki. Ragion per cui il punto extra non era garantito per niente. Come gli azzurri, una cosa dovevano fare e l'hanno fatta: vincere il doppio. E avevano i Bryan da battere, non proprio gli ultimi arrivati! Strano destino, hanno portato in patria il match 15-13 al quinto, proprio come i canadesi. Il numero uno del mondo ha quindi dato ai suoi colori il punto decisivo opposto a Querrey. Non gradevolissimo da vedere il suo infortunio alla caviglia, patito nel primo set. Nonostante sembrasse una piccolezza, a freddo si sono sentiti i dolori che potrebbe fargli saltare il 1000 di Montecarlo, torneo già nelle mani di Nadal. Ci chiediamo perché lo giochino ancora... ma soprattutto se non si son rotti le palle di vedere dal 2005 lo stesso film. Misteri.
L'altra semi di Davis sarà invece tra l'Argentina e la Repubblica Ceca. Il nostro idolo Rosol ha consegnato ai suoi la vittoria sul Kazakhstan, mentre l'eroe argentino è risultato essere Berlocq, che nel quinto match della sfida con i Francesi ha battuto Simon. Quella dei transalpini è stata probabilmente la peggior sconfitta tra tutte, visto che oltre a Gilles Pong vantavano anche Tsonga e gli specialisti del doppio Llodra e Benneteau.
Ci lasciamo quindi con l'amarezza di un turno di Davis fattibile, ma perso, quindi perfettamente dentro i parametri classici della compassione e proviamo a guardarci avanti per vedere cosa propone l'ATP. Anzi, forse sarebbe meglio non farlo, visto che la parola "clay" impera ovunque, a partire dagli inutili 250 di Casablanca e Houston in programma questa settimana. Peggio che mai la prossima, che prevede la nona replica del 1000 di Montecarlo... Attendiamo tempi migliori!
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