Fino a due anni fa non l'avrebbe mai detto nessuno, ma nel 2014 l'onore della Svizzera agli Australian Open non verrà difeso da Federer, bensì da quel che fu il brutto anatroccolo Wawrinka. La nostra polpetta elvetica domenica sarà infatti chiamato non solo a battere l'invincibile Nadal, ma anche alla prima finale Slam della sua vita. E' il coronamento di un percorso sempre oscurato, nel bene o nel male, dal connazionale monarca. Potrebbe essere il passaggio da servo a padrone, se solo non ci fosse dall'altra parte del campo quel Super Saiyan di Rafa. Sì, non ce lo leveremo mai più di mezzo. Federer invecchia e lascia trapelare l'umanità dalla coltre gelida, Djokovic ogni tanto perde un po' da chi capita, Murray non si è ancora ripreso da Wimbledon, mentre invece Nadal no, più vince e meno è sazio. Più sta male e più trionfa.
I due giorni di semifinali si sono aperti ieri con Wawrinka-Berdych ed è stata la prima partita integrale che abbiamo visto del ceco. Sul suo box indossavano tutti la maglia del Porto, a dimostrazione che le critiche ricevute per l'abbigliamento devono essere state copiose. In altro modo, non avrebbe avuto senso vederli vestiti in maschera tutti uguali. Sentivamo che lo svizzero avrebbe vinto per cui abbiamo vissuto molto tranquillamente l'evento, consci anche del fatto che nel momento del bisogno, il neurone di Berdych sarebbe andato in tilt. Infatti è stato proprio così. Per carità, Tomas è pur sempre quel giocatore che se messo in condizione non ti fa vedere la palla da quanto la picchia forte, ma Stan, grazie a Dio, è un tennista che utilizza le tanto sconosciute al tennis moderno variazioni, che sicuramente non permettevano al ceco di impattare la palla come piace a lui. Invece, dalla parte dello svizzero, ricevere colpi piatti dai rimbalzi regolari, perfetti da colpire sempre allo stesso modo, era oro colato. Aggiungiamoci la maggior tenuta di palla e coraggio maturati in questi ultimi tempi da parte di Wawry ed ecco delineata la chiave di tutto l'incontro.
Il primo set è stato abbastanza a senso unico e si è risolto con un 6-3 per Stan. Negli altri risolti al tie-break si è disegnato un apparente equilibrio, ma a dire il vero non abbiamo mai dubitato dello svizzero, come anche non l'abbiamo mai visto in vera difficoltà. Poi ovvio, Berdych è un top ten da una vita, sarebbe stato molto grave da parte sua non giocare almeno alla pari di uno che attualmente in classifica sta sotto di lui. Non abbiamo la più pallida idea di che posto Stan occuperà lunedì nel ranking ATP, ma sicuramente vederlo aggredire i primi quattro del mondo, metterebbe molta pace ai nostri istinti omicidi.
Ironia della sorte, stare almeno in top 5 sarebbe un più che ottimo risultato in questo momento anche per Federer. L'atto 33 del Fedal ha visto vincente, senza un minimo di sorpresa, Nadal. Più volte l'abbiamo detto, ormai non ha più senso contarli visto che sarà sempre scontata la vittoria dello spagnolo. E oggi aveva anche le stigmate nella mano con cui stringe la racchetta, figurarsi senza! Molto semplice il racconto del match: è finito nel momento in cui il primo set è giunto fino al 6 pari in un'ora di gioco. Da lì in poi, a prescindere da come fosse andato quel parziale, la vittoria era già nelle mani dello spagnolo, se non al quarto, al quinto. I successi di questo Australian Open per Roger erano frutto soprattutto di set veloci, chiusi in massimo 30 minuti. Aver dato la possibilità a Nadal di far correre il Re un'ora per dodici games, era la firma nella sicura vittoria spagnola.
Per il resto l'elvetico non ci è sembrato nemmeno tanto male, anzi, il fatto che il 90% dei rovesci li abbia giocati in top e senza mandarli nelle tribune è un chiaro segno di grande fiducia. L'aiuto della nuova racchetta si vede nell'esplosività dei colpi. Avendo maggior effetto fionda, spesso trae beneficio nel dritto e soprattutto nel servizio. Il rovescio è ritrovato perché la testa si sta mettendo a posto. Ma in tutto questo, l'ineludibile realtà è che ormai Federer non può più competere contro Djokovic e Nadal, se non in particolari giornate dove gira tutto bene a lui e male all'altro. Amen. Ciò non toglie che il miglioramento dal 2013 si coglie ampiamente e, coltivando le piccolezze messe a punto, Roger potrò almeno finire l'anno tra i primi 5, magari ogni tanto passare per il 4 visto che Murray è mezzo perso, Ferrer pervenuto per metà e Del Potro in cerca di racchette su eBay.
E così, domenica mattina saremo tutti attaccati alla TV a vedere quella che sarà una finale Slam inedita e impensabile, ma allo stesso tempo amaramente prevedibile. Troppi elementi a favore di Nadal, una caterva contro Wawrinka. Si pensi solo che lo svizzero non ha mai preso un set allo spagnolo, è la sua prima finale Slam e gioca contro il numero uno del mondo. Vamossss...
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