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lunedì 27 gennaio 2014

Australian Open 2014: la finale. A Melbourne succede l'imprevedibile e Wawrinka alza il trofeo!

Finalmente si può ricominciare a dormire! Sonni tranquilli, ci sentiamo di aggiungere, perché quello che è successo in queste settimane di Melbourne è la dimostrazione che il Dio del tennis si è altamente rotto le palle di scene, scenate, scenette, scuse, lamentele, corse e corsette. Stanislas Wawrinka, zitto e nell'ombra, ha vinto l'edizione 2014 degli Australian Open. Uno Slam! Chi se lo aspettava? Noi sicuramente no ed è per questo che la sorpresa ci fa godere non poco. Se poi ci aggiungiamo che Stan ha battuto uno che ha dominato tutti i tornei del 2013 a cui ha partecipato, ad eccezione di briciole concesse a Djokovic, la gioia trionfa. Anzi, il tennis trionfa! E così, uno collocato nei remoti meandri della classifica ATP, alza un trofeo Slam, battendo i numeri uno e due del seeding. C'è veramente da commuoversi. Siamo in una situazione fuori dal tempo.

Come detto in precedenza noi non ci aspettavamo per niente al mondo un risultato simile, o meglio, la nostra previsione, come in ogni match in cui c'è di mezzo Nadal, andava a relazionarsi strettamente col tempo. Già in precedenza, riguardo all'incontro tra Rafa e Federer avevamo detto che lo svizzero, impiegando un'ora per giungere appena sul 6 pari del primo set, a prescindere dall'esito del tie-break, avrebbe perso. Con Stan la trattazione del pronostico era pressoché simile, con l'ulteriore aggiunta (negativa) delle statistiche veramente impari tra i due. Giocando poi con la formula 3 su 5, il dato che Stan non avesse mai sottratto un solo set a Nadal, non poteva di certo far pendere il nostro pronostico in suo favore. Al massimo l'avremmo potuto sognare vincente solo dopo una doppia peperonata alle 3 di notte.

Invece il buongiorno si è visto dal mattino, prima di tutto col nostro amico Soderling in cabina di commento per Eurosport Svezia. Probabilmente fiutava aria di maiorchino alla griglia. Poi con Stan, che in poco più di mezz'ora ha portato a casa il primo set, dominandolo, ma soprattutto giocando a tennis. Qualcosa sicuramente non andava in Nadal, anche perché stando in questi tempi, le minime percentuali di positivismo in Stan, andavano ad ingigantirsi esponenzialmente. E infatti TAC! Passata un'ora dove Rafa non l'ha vista, a metà secondo set lo spagnolo ha iniziato a toccarsi la schiena, fino a quando è scattato il famigerato allungatempo, il medical timeout. Indubbiamente deleterio per lo svizzero in quanto non solo gli andava a bloccare il buon ritmo, ma soprattutto gli dava troppo tempo per pensare che, con l'avversario infortunato, era a un passo da uno Slam... proprio lui che non sapeva nemmeno cosa volesse dire alzare la coppa di Parigi Bercy.

Come se non bastasse, il trattamento medico è stato fatto negli spogliatoi, quindi Stan è rimasto all'oscuro di tutto e si è innervosito perché non trovava un santo che gli sapesse dire cosa avesse Nadal. Non capiamo a cosa gli potesse servire a tutti i costi un'info del genere, ma l'impressione è che Duplo Man iniziasse a sentire puzza di bruciato, della serie "A Nadal je concedono de tutto pe' vince', me vonno incula'". Per chi non è abituato a vincere a questi livelli è facile andare in tilt proprio quando tutto va bene, perché cresce la paura di subire una sconfitta che farebbe male il doppio. In questo modo, l'imbronciato anziché andare positivo, concentrandosi per fare il passo decisivo per il successo, vede il mondo unito contro di lui per portarlo a tutti i costi al fallimento... e alla fine si crea problemi che non esistono peggiorando le cose.

Alla fine del siparietto, Nadal è tornato in campo tra i fischi (!) e desideroso di una sedia a rotelle, tanto che anche il secondo set è volato nelle tasche dello svizzero, che ormai stava giocando contro un palo. A questo punto la paura di vincere così facile è arrivata non alle stelle, ma direttamente alla stanza barocca del finale di 2001: odissea nello spazio, con tanto di monolito col dito puntato direttamente sulla testa di Stan. E infatti ecco partita la tragedia. I fiumi di compassione hanno inondato la Rod Laver arena: lo spagnolo non correva, lo svizzero parlava, Rafa piangeva e Stan urlava contro se stesso, Nadal camminava e Wawrinka mandava fuori l'impossibile. Un dramma costato il terzo set all'elvetico... e intanto il tempo passava e gli antidolorifici che si era preso il maiorchino iniziavano a fare effetto, tanto che il suo gioco continuava a migliorare. Mancava solo la pausa per i fuochi d'artificio dell'Australia Day e ora forse saremmo qui a raccontarvi un match dall'esito opposto.

Fortunatamente lo svizzero ha rimesso un po' di ordine al cervello, capendo che bastava piazzare due colpi per tenere lontano Nadal, ed ecco che il set della vittoria è presto arrivato. Nessun tarantolamento a terra, nessuna maglietta strappata, nessuna genuflessione a La Mecca, solo due braccia al cielo e un sorriso nel vedere la gioia del proprio angolo. Tanta la delusione di non aver potuto esultare di cuore, come quando si vince contro un avversario al 100%.

Successo meritatissimo. Nonostante tutto quello successo e la compassione a fiumi, Stan ha pur sempre battuto anche Djokovic ai quarti e dominato quel tratto di finale in cui i due erano alla pari. Inoltre, vincere quando l'altro arriva al traguardo rotto, non è solo fortuna, ma anche capacità di saper giocare bene fin da fuori il campo trovando una perfetta armonia tra potenza e potenzialità, che permette di non violentare il proprio corpo. Nadal questo passaggio non lo vuole capire ed ecco che ogni tanto ne paga le conseguenze. Quando poi capita nei momenti migliori fa più male. Ovvio. Se proprio vogliamo andare a cercare il pelo nell'uovo, l'unico momento di fortuna di Stan è stato quello in cui Young ha eliminato Seppi dal torneo... altrimenti ora saremmo in diretta da Caldaro raccontarvi ben altro...

Non solo Wawrinka ha vinto uno Slam prima di un Master 1000, ma ha superato in classifica il connazionale Federer e ha anche sfondato la porta dei fab four, approdando al terzo posto della classifica ATP. Un bello scombussolamento agli equilibri bloccati da troppo tempo. Un perfetto coronamento a un 2013 coi fiocchi. Ossigeno per i nostri polmoni.

Tutto è bene quel che finisce bene, Wawrinka ha vinto, Nadal ha perso con onore, riconoscendo i meriti all'avversario e rimanendo comunque in campo per regalargli una vittoria ai punti, e noi da oggi potremo tornare col fuso orario italiano. Ovviamente rimarrà sempre il tarlo: cosa sarebbe successo se Rafa non avesse avuto problemi? Ma visto che i "se" e i "ma" non fanno la storia, lunga vita al tennis, cento di questi giorni e soprattutto grazie Stan! A 'sto giro che la godiamo...

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