E' finalmente successo, per una settimana si potrà parlare di Dimitrov come Federer. Sono infatti loro i vincitori dei due 500 in programma: Dubai e Acapulco. Certo, le loro condizioni per arrivare al successo sono state "un pelo" differenti, ma se partiamo dal fatto che stiamo parlando di Davide e Golia ingobbito, alla fine i due risultati sono verosimilmente paragonabili, anche rispetto al percorso che hanno avuto in tabellone. E così, con Mirka più volte portata a rischio parto prematuro e la Sharapova in giro a pubblicizzare caramelle, mentre il suo toy se la spassava con la Bouchard, sono Federer e Dimitrov i protagonisti a questo giro. E stanotte faranno un posticino nel podio al terzo vincitore della settimana, nonché uno tra Lorenzi e Delbonis a San Paolo.
Ma torniamo ai due protagonisti, perché la cosa curiosa è che i loro percorsi, come detto in precedenza, sono proporzionalmente paragonabili. Entrambi hanno rischiato la morte tre volte rifugiandosi al terzo e dimostrando quindi una certa tenuta mentale, che nel 2013, a scanso di sporadici eventi, si sognavano. Federer ha fatto gli straordinari fuori programma con Stepanek. Ripresosi è arrivato ai turni caldissimi portando Djokovic e Berdych, nonché teste di serie numero 1 e 3 del torneo, agli ultimi punti disponibili, prima di cantare vittoria. E benché con il ceco sia abbastanza facile combattere contro il suo neurone vacanziero, un po' più difficile è farlo con Djokovic. Il fatto che lo svizzero non si sia lasciato andare alla prima prima difficoltà, come era solito fare nei mesi passati, ha generato un miracolo, regalandoci ad oggi la miglior partita del 2014, ovvero la semi contro il serbo. Certo, il percorso da qui alla fine della stagione è ancora lungo per parlare in termini di best match, ma bisogna riconoscere che il livello da superare è alto.
Piccola parentesi va aperta su Djokovic che, nonostante tenga ancora il suo tennis robotico e camaleontico, sembra in confusione mentale. L'impressione che la presenza in panchina di Becker sia la causa di tutto, è sempre più viva. Il serbo infatti agisce come se dovesse dimostrare al tedesco che lui può giocare anche un altro tipo di tennis, oltre a quello che ben conosciamo. La risultante di tutto questo è un minestrone (per non dire sequela di scelte ad minchiam) e l'arrivo di sconfitte inattese, che cominciano a fare male. Perdere ai quarti da Wawrinka in uno Slam e a questo giro da Federer dato prossimo alla pensione, per uno come Nole è molto molto grave. Psicologicamente è un fortissimo colpo basso, perché se fallisce con questi, cosa mai potrebbe pensare di fare al suo principale rivale Nadal?
Per quanto riguarda Federer il discorso si fa ancora più complesso e delicato. Prima di tutto ci dovremo subire una settimana di insulti da parte dei patetici allupati, che dopo aver pianto miseria per un anno, avranno una settimana per sfogare le loro frustrazioni con frasi tipo "Non capite niente", "Io ci ho sempre creduto", "E uno così si dovrebbe ritirare?", "Il re è tornato", "Sono fiducioso per Wimbledon", "Vedo delle possibilità contro Nadal". Guardando invece il suo successo con occhi razionali, non sappiamo se decifrare questa vittoria come una serie di coincidenze, una nuova era nata dall'arrivo di Edberg o semplicemente l'effetto placebo di non vedere Nadal scritto in tabellone. Forse quest'ultima, ma non ci vorrà molto a scoprirlo, Indian Wells è alle porte.
Ci sarebbe poi da parlare anche di Berdych, altro finalista di Dubai, ma purtroppo (!) il tempo stringe, quindi passiamo subito a Dimitrov. Anche lui diverse volte ha visto la morte in faccia, vincendo tre match consecutivi al tie-break, contro Gulbis, Murray e Anderson in finale. Benché la caratura dei nomi sia parecchio differente rispetto a quelli che ha dovuto affrontare Federer, bisogna riconoscere un presunto salto di qualità del Bulgaro, che fino a qualche tempo fa, mai sarebbe riuscito a reggere così bene mentalmente e con continuità. Già il fatto di aver tenuto la testa salda contro Gulbis è un risultato non da poco, figurarsi il successo contro Murray. Una carica non indifferente. A proposito, ci sarebbe da scrivere una romanzo su quanto sia piangina lo scozzese, ma evitiamo.
Per Dimitrov, così come per Federer restiamo in fase di studio. Non ci azzardiamo a fare delle conclusioni, del resto siamo solo a inizio stagione e una rondine non fa primavera, anche se la loro speranza sarebbe quella di potersi definire il buongiorno che si vede dal mattino. Intanto per il bulgaro si profila il best ranking 18 e per lo svizzero una serie di vittorie di peso e un rapporto tra palle break create e trasformate che si sognava anche a novembre del 2013.
Il tennis per questa settimana non è ancora chiuso perché manca la finale di San Paolo dove Paolino Lorenzi sarà chiamato a lottare prima di tutto contro Delbonis e quindi contro Juve-Milan, nella speranza che qualcuno sbagli canale e veda il senese per qualche fotogramma, magari alzando il trofeo. Lo scopriremo a partire dalle 20. A presto!
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