Oops!... He did it again. Stessa finale del 2014, stesso vincitore nel 2015. Anche quest'anno è stato Djokovic ad alzare il trofeo di Indian Wells. Nella precedente edizione il risultato recitava 3-6 6-3 7-6(3), in questa 6-3 6-7(5) 6-2. Quasi lo stesso punteggio, due set normali e un tie-break, ma mentre nel 2014 quella consecutio aveva portato un match indeciso fino all'ultimo, ieri i giochi si sono delineati appena al quarto game dell'ultimo parziale. Se poi uniamo il fatto che fino a metà secondo set si rischiava di chiudere l'incontro in poco più di un'ora, la risultante è un incontro che ha dato meno di quanto ci si poteva aspettare. C'è stato tanto Federer tra la fine del secondo e inizio del terzo set, ma troppo Djokovic per tutto il resto del match.
Lo svizzero si è dimostrato in difficoltà fin dai primi momenti con ottocentomila errori gratuiti e stecche che nemmeno una racchetta con piatto corde di un metro di diametro gli avrebbe potuto evitare. Con un servizio assente il break si è fatto vivo a metà del primo set e non c'è stato modo di porre rimedio. In meno di mezz'ora il serbo metteva in tasca il primo parziale per 6-3. Nemmeno il tempo di percepire che l'incontro stava scivolando via in tempi record, che Nole aveva già piazzato quello che sembrava essere il break definitivo nel secondo set.
Sul 4-3 e servizio Djokovic però succede quello che nessuno si aspetta: Elena Pero loda la concentrazione del serbo e in men che non si dica ecco giungere una sequela di doppi falli che regalano il controbreak a Federer. Non sapevamo che la commentatrice di Sky nascondesse doti da Wilander. A questo punto è istantanea la reazione del pubblico che fa rosicare a palla Nole, schierandosi totalmente dalla parte dello svizzero, il quale comincia finalmente a giocare e bene. Per alcuni istanti si è pensato potesse addirittura chiudere il parziale a 6-4, ma il sigillo si è avuto al tie-break, dove Roger è riuscito a capovolgere una situazione di 5-3 e doppio servizio per l'avversario.
Giunti la terzo però il motore svizzero ha dato i primi segnali di serio cedimento con un break istantaneo da parte del serbo. Sul fondo del serbatoio qualche goccia di benzina ha permesso all'elvetico di recuperare subito, dando l'illusione che forse si sarebbe vista un'altra mezz'ora di grande tennis, capace di bilanciare definitivamente l'insignificante primo parziale. Niente da fare, sul 2 pari Federer si è spento del tutto, il sangue al cervello non arrivava più e non è più giunto un game in casa Svizzera. 6-2 e trofeo a Djokovic, che battendo il numero due del mondo conferma la sua prima posizione in classifica. Non sarà stilisticamente il manuale del tennis, ma i fatti valgono più delle parole.
Ora avremo due giorni di pausa e poi si riparte subito con Miami addirittura da mercoledì. Indian Wells sarà pure il migliore dei 1000 come location, impianto, tecnologie e quant'altro, ma non è stato un torneo di alto livello dal punto di vista del tennis in campo. Non è il massimo seguire la tabella di marcia di uno Slam, pur avendo condizioni di partenza peggiori: 32 teste di serie protette dal bye. Inoltre, il fatto che si alternassero parte alta e parte bassa di tabellone, portava certe giornate molto scadenti. Bastava appena un forfait che la resa era già dimezzata. Non va bene per un 1000 e ora Miami ha la pretesa di fare ancora peggio, partendo dal mercoledì. Vabbuo', contenti loro...
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