Vogliamo essere subito chiari, noi della finale abbiamo visto poco e niente. Un po' di primo set, quasi tutto il secondo e il terzo fino al controbreak di Nadal, che ha sancito la definitva chiusura della partita a favore del maiorchino.
Abbiamo perso parte del match non per fare gli snob, ma perché rischiare di far tardi al lavoro per vedere 300 scambi tutti uguali e il maiorchino alzare la Coppa non ci sembrava davvero il caso.
Era scontato, quasi scritto direi. Lo spagnolo, e soprattutto il suo entourage hanno fatto bene i calcoli: rientro sulla terra dove non ci batte quasi nessuno, poi tralasciamo la stagione sull'erba dove non abbiamo punti da difendere a Wimbledon, e poi spacchiamo tutto nel finale per riprenderci la prima posizione del ranking, tanto sono tutti punti. Quasi tutto centrato, tranne la prima posizione. Tanto Hoffa sul cemento è una garanzia, permette di correre da una parte all'altra e di fare i soliti recuperi prodigiosi. Magari tutti avessimo un po'di Hoffa quando andiamo al Circolo sotto casa.
Ovviamente non osiamo minimamente farvi la descrizione della partita, ma ci limitiamo a fare un piccolo bilancino del torneo.
1. Finale scontatissima dall'esito ancora più scontato.
2. Sorprese ridotte al lumicino ma almeno due semifinalisti sono stati garanzia di novità e spettacolo.
3. Il rovescio a una mano ha salvato in parte la bruttezza di un torneo che peggio non poteva essere, con partite che difficilmente passeranno alla storia.
4. Abbiamo capito definitivamente, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il Djokovic vero è quello attuale, non quello del 2011, quando i livelli di gioco tenuti ieri nel secondo set e a inizio del terzo li reggeva per sei ore, ora per una. Forse l'ovetto magico qualcosa faceva? Chissà.
Forse sarebbe meglio anche per lui un bel consulto con Hoffa. Baci a tutti, e che lo scambio di 54 colpi vi perseguiti per sempre.
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