Ciao a tutti da New York! Qui in America la vita sta diventando sempre più surreale e sembra di vivere veramente in un Big Brother con le telecamere puntate addosso. Tutto è bello e stupefacente come il parco di Flushing Meadows che ci ha permesso di ammirare la strepitosa vittoria di Flavia Pennetta su Maria Sharapova al terzo turno. Un successo inatteso e graditissimo, che porta a tre le azzurre ancora in corsa in questo Us Open, insieme a Vinci e Schiavone. Peccato che la stessa cosa non la si possa scrivere per i maschietti, in quanto chi in un modo e chi in un altro, Fognini, Starace e Cipolla hanno dovuto riporre i loro sogni di gloria e salutare il torneo. Nelle zone nobili del tabellone invece tutto fila via liscio, tranne forse che per Murray, costretto al quinto set, dopo essere stato sotto due a zero, da un combattivo Robin Haase. Djokovic, Nadal e Federer passeggiano allegramente, in particolare per il serbo capace di lasciare solo due game a quel pallettaro di Berlocq. Ma come al solito andiamo con calma per rendervi partecipi di quanto accaduto in questi ultimi due giorni a stelle e strisce.
Giovedì mattina ci siamo svegliati molto tardi, così abbiamo chiamato Maverick per venire a darci uno strappo e nonostante il giorno prima avesse fatto tardi per completare le ultime faccende al bar, è giunto in un lampo per accompagnarci ai campi e vedere le avventure dei nostri beniamini. Vista la celerità del passaggio, abbiamo deciso di scendere proprio sopra il parco e di atterrare in paracadute non dopo un po' di sano sky-diving che, essendo in America, sapevamo eseguire alla perfezione senza mai averlo praticato prima! Atterrati esattamente sui nostri posti dell'Arthur Ashe, pettinati e perfettamente vestiti, abbiamo letto l'order of play sul maxi schermo notando che in ben tre partite in contemporanea erano presenti tre nostri baldi rapresentanti: Fognini contro Berdych, Schiavone contro Lucic e Vinci contro Cornet. Abbiamo optato per Fabio, con l'idea che l'aria dello Slam avrebbe potuto portarlo magari a compiere una di quelle imprese già viste in passato contro Monfils e Montanes al Roland Garros e Verdasco a Wimbledon. Mai convinzione fu più errata. Il ligure, sceso in campo bello centrato, ha avuto una palla-break fondamentale sul 5 pari del primo set ma, dopo averla sprecata, ha deciso opportunamente di cedere il servizio nel game successivo e regalare il primo set al ceco. Da lì il buio, 14 game di fila in totale per Berdych e Fognini mestamente a casa. Come ben sa chi ci legge spesso a noi piace prendere un po' in giro gli azzurri, in questo caso non ne abbiamo voglia, perché l'atteggiamento di Fognini non merita nemmeno un commento scherzoso di due righe. Inguardabile.
Per fortuna dagli altri campi sono giunte buone notizie. Schiavone e Vinci hanno infatti schiantato Lucic e Cornet, guadagnando il terzo turno dove affronteranno rispettivamente Scheepers e Petkovic. Ostacolo abbordabile per la milanese, molto più complicato per le Vinci contro la presunta ballerina tedesca.
Abbiamo poi fatto un salto da Stepanek per inebriarci della sua bellezza, ma il ceco non sembrava affatto in forma. Dopo aver perso i primi due set contro Monaco ha infatti optato per il ritiro, peccato. Male anche un altro nostro pupillo, il tedesco Petzschner, surclassato, terzo set a parte, da un buon Tipsarevic. E mentre noi scorrazzavamo allegramente da un campo all'altro sul Louis Armstorng iniziava quanto di più brutto si potesse vedere su un campo da tennis, Ferrero-Monfils. Evitata come la peste. Abbiamo preferito dare uno sguardo a Tommy Haas, vincitore in tre set su Falla, prima di passare un po' a salutare Mirka, nel match Federer-Sela, chiuso in agilità dallo svizzero.
Nel frattempo Monfils-Ferrero erano appena al primo set, durato oltre un'ora e chiuso al tie-break dallo spagnolo, mentre in mezzo al pubblico qualcuno tentava il suicidio buttandosi dalla gradinate. Sul Grandstand invece si assisteva con piacere alla sfida tra Tsonga e Bubkino (che è proprio sputazzato al papà). Ha vinto il francese in tre, come previsto, e abbiamo assistito ad un match tutto sommato gradevole. Meno gradevole invece dev'essere stata l'oretta e mezza trascorsa da Tomic nella sagrestia di fra' Cilic, che ha cresimato l'australiano con un monastico 6-1, 6-0, 6-2. In tutto questo dall'Armstrong arrivano voci strane: si diceva che un tizio fosse stato fermato mentre tentava di lanciare delle bombe a mano su Ferrero e Monfils, e che in mezzo al pubblico dei medici si aggirassero per far riprendere gli spettatori dallo schock avuto guardando la partita. E, sempre voci incontrollate, parlavano di un sorpasso di Monfils ai danni dello spagnolo, e di un improbabile gol di Zoff di testa su calcio d'angolo.
In noi intanto cresceva l'attesa per le partite di Cipolla e Starace, rispettivamente contro la Luce e la play-station. Per ingannare il tempo abbiamo quindi fatto un salto da Fish, che ha annichilito senza troppi complimenti il tunisino Jaziri in tre rapidi set. Nel frattempo le voci dall'Amrstrong si facevano sempre più contrastanti: sembrava che anche il giudice di sedia si fosse addormentato, mentre Ferrero era nuovamente avanti quattro pari e break nel quinto set. Noi abbiamo continuato a fregarcene, ammirando le gesta di Dolgo e Cipolla con un occhio a Starace-Davydenko. E mentre l'ucraino dominava in lungo e in largo i primi due set e Potito buttava al vento la solita italica marea di occasioni, ecco che tutto l'impianto di Flushing Meadows veniva illuminato dai fuochi d'artificio: Ferrero-Monfils era finita, con l'inattesa vittoria dello spagnolo, e gli organizzatori hanno deciso di celebrare così l'evento.
E mentre Potito cedeva definitivamente l'onore delle armi a Davydenko, iniziava la rimonta di Cipolla. Il romano, approfittando anche della consueta messe di regali che Dolgopolov distribuisce durante i suoi match, ha pareggiato i conti sul 2 pari per poi portarsi avanti 4 a 1 nel set decisivo. Non è bastato. Dolgo si è nuovamente illuminato fino a rimontare e chiudere il set 6-4 e guadagnare il terzo turno.
Dopo la Luce però è stata la volta del buio. Dal campo 11 ci è giunta la notizia che Gasquet, abbandonata l'aura di bullaggine che lo accompagna da qualche mese, ha perso contro Karlovic mentre sul 13 Verdasco ha purtroppo vinto contro il turco Ilhan. Piccola nota a favore di Karlovic: si parla di lui come giocatore che basa il suo gioco solo sul servizio, certo, ma a rete, vuoi anche per le lunghe braccia, può spiegare come si gioca all'80% dei giocatori che si trovano davanti a lui in classifica.
Terminata la giornata abbiamo preso la metro che prontamente è stata fatta deragliare e dopo essere riusciti a scappare abbiamo deciso di tornare a casa a piedi e goderci il tepore dei gas tossici della metropoli. Eravamo stanchi, lo ammettiamo, stiamo ancora soffrendo il cambio di orario e la nuotata extra per arrivare a destinazione, così abbiamo pensato di distenderci su un prato buio e goderci un attimo le bellezze del firmamento. Improvvisamente ho sentito punzecchiarmi la spalla da qualcuno e, a giudicare dall'aspetto, probabilmente si trattava di un tossicomane locale di Ritalin, che ha rotto le palle per un'ora a chiederci il telefono per chiamare casa. Accontentato, ci ha dato uno strappo a casa ed eravamo così contenti di questo suo favore che ci sembrava di volare. Arrivati a dimora abbiamo fatto uno spuntino veloce prima di dormire, ma forse abbiamo mangiato troppo pesante perché entrambi siamo stati vittima di incubi tutta la notte fino all'alba. L'aria Americana non non è sempre piacevole.
Venerdì mattina ci siamo svegliati freschi come una rosa e dopo aver ingurgitato tre uova crude, abbiamo fatto il canonico giro dell'isolato di corsa per salutare i Robinson e goderci le prorompenti fanciulle che ogni giorno trovano modo di lavare macchine a caso e inzupparsi di acqua per mostrare le loro curve mentre alludono a giochi sessuali. Ma l'America non è tutta rosa e fiori come pensate voi perché girato l'angolo abbiamo assistito a una scena tristissima: una sparatoria tra bande e bambini che rimarrà per sempre nelle nostre menti soprattutto perché in America, quando accade qualcosa di tragico, le persone si muovono al rallentatore. Ma the show must go on, così, superato forzatamente il trauma, ci siamo preparati per andare ai campi (anche se a dire il vero da quando siamo qui siamo sempre magicamente pettinati e ben truccati) e abbiamo preso un taxi. Saliti sulla vettura abbiamo chiesto cortesemente di essere accompagnati al Flushing Meadows park e il taxista con sguardo da sfida è rimasto dieci minuti a dire "Stai parlando con me?" così l'abbiamo mollato e visto che era tardi siamo stati costretti a chiamare Mr. Wolf che nel giro di 5 minuti ha risolto i nostri problemi facendoci arrivare perfettamente in tempo al parco coi biglietti per l'accesso ai posti migliori di tutti i campi.
Peccato che l'order of play di venerdì rasentasse il ridicolo. Partite quali Istomin-Benneteau, Chela-Darcis e, udite udite, Bogomolov jr.-Dutra da Silva lo facevano assomigliare più al programma del challenger di Manerbio, mancava giusto Bolelli. Come primo match abbiamo quindi scelto Del Potro-Junqueira, prima di goderci le italiche gesta della Pennetta, che da lì a poco ci avrebbe esaltato. Il derby argentino si è risolto come previsto a favore di Juan Martin, anche se nel terzo set il ragazzone di Tandil ha provato a complicarsi un po' la vita contro il suo paffuto connazionale. Nulla di grave e vittoria in tre set per lui. Ed era quindi giunto il momento. Ci siamo avviati verso l'Arthur Ashe Stadium senza troppe illusioni, convinti però che la Pennetta potesse fare la sua partita. E infatti nel primo set le brindisina, salvo un veloce ritorno dell'urlatrice russa, ha dominato o quasi il gioco fino a portarsi in vantaggio 6-3. Nel secondo c'è stato però lo scontato ritorno della Sharapova, e in quel momento sinceramente abbiamo visto le nostre speranza vacillare, visto che la siberiana, nella percentuale di successi al terzo set, pare sia la terza di sempre dietro a Evert e Graf. E invece è arrivata la sorpresa che non ti aspetti: partita avanti con un break la Pennetta è scappata via con il punteggio, facendosi però riprendere sul 4 pari. Niente paura, perché la Sharapova quando entra in modalità natalizia riesce a regalare come nessuna, e così è stato. Sul 5-4 un paio di errori della russa e una risposta vincente hanno regalato il successo alla pugliese, che ora negli ottavi trova le Peng e in caso di vittoria la vincente tra Kerber e Niculescu, in pratica l'autostrada del sole.
Tornati a seguire i match maschili siamo stati colpiti da grande soddisfazione nel vedere Duplo-Man affogare nel suo stesso pus sotto le bordate di Donald Young mentre in contemporanea il cyborg svolgeva il suo solito compitino contro Mahut, poi costretto al ritiro dopo il secondo set, ma tanto sarebbe stato lo stesso. Ora il maiorchino giocherà contro Nalbandian, vincitore su Ljubicic, per poi incontrare il vincente tra Muller e Kunitsyn. Un tabellone impossibile insomma, come sempre capita allo spagnolo, che poi qualche volta si lamenta pure. Infine segnaliamo i successi di Lopez, Simon, Ferrer, Mayer, e le uscite di Gulbis e Melzer, tutto nella norma.
A fine giornata, viste le disavventure dei giorni precedenti, abbiamo optato per fare la classica passeggiata a piedi, ma stavolta passando in posti ben illuminati onde evitare spiacevoli incontri ed effettivamente è andato tutto bene. Ci siamo imbattuti solo in qualche corsa d'auto clandestina e poliziotti imboscati nelle loro auto a mangiare ciambelle mentre facevano gli gnorri alle chiamate sulla radiolina, ma per il resto siamo tornati a casa e per una volta senza cacciarci nei guai. Si sente appena qualche rumorino al piano di sopra, ma probabilmente sono i vicini, niente di grave... Se volete avere un quadro più serio della situazione potete andarlo a vedere qui, in ogni caso, buon tennis a tutti!
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