Eccoci giunti all'ultimissimo appuntamento di stagione prima di andare in vacanza, la finale di Davis tra Spagna e Argentina. La partite si son giocate per prassi visto che mai nessuno avrebbe potuto immaginare delle possibilità di successo per i sudamericani. Gli iberici si sono quindi già portati avanti di due punti su un campo (foto in alto a sinistra) che ha nettamente fatto la differenza e miracoli in diretta, ma anche catalizzato tanta noia extra oltre a quella preannunciata.
Le prime emozioni si sono registrare nel pre-partita quando il tetto, costruito con un lenzuolo, tanto per poter dire che si giocava indoor, ha iniziato a lascir entrare acqua nel campo, in modo da non far sentire a Verdasco la lontananza da Costa do Seppi. Dopo aver scongiurato il rinvio del match, il primo successo l'ha portato a casa Nadal contro Monaco. Lo spagnolo fino a una settimana fa non si reggeva in piedi, ma trovandosi sul rosso, magicamente ha abbattuto l'avversario senza farlo fiatare 6-1 6-1 6-2. C'è poco da raccontare, l'argentino non ha potuto fare niente se non subire la classica tiritera "anche se picchi a mille all'ora, dopo che la palla rimbalza si impenna cinque metri e io ci arrivo passeggiando rimandandoti indietro tutto fino a quando non ti trafiggo o sbagli". Un punteggio così sul veloce avrebbe sfiorato l'ora e un quarto, mentre qui ci son volute due ore e mezza, e, viste le condizioni fisiche del cyborg, probabilmente l'esito sarebbe stato inverso. Qualche giorno fa zio Toni ha detto che avrebbe voluto si giocasse un Masters di fine anno sulla terra e all'aperto perché il veloce indoor non è congeniale al nipote. Si è dimenticato di dire che avrebbe desiderato anche si disputasse quando fa comodo a Rafa e che partisse sempre con un set in vantaggio. Ma perché, invece di dare aria alla bocca, non insegnare al nipote che bisognerebbe mantenere un rendimento costante su tutte le superfici per tutto l'anno come fanno gli altri diretti avversari? Tiriac a Madrid addirittura la farà blu e ancora più lenta. Noi la bandiremmo in eterno, pensate un po'.
E' quindi cominciato il secondo match tra Ferrer e Del Potro e la musica non è cambiata, anzi peggiorata, per non dire un dramma per noi spettatori da casa, perché l'argentino picchiava a manetta e la terra permetteva a trottolino di riprendere tutto in scioltezza come se la palla arrivasse dal cesto del maestro. Stranamente David si è deconcentrato più volte e spesso e volentieri dimenticato che "lui corre" così Juan Martin è riuscito a trovare sostanziali risultati tanto da farci trovare il match interessantissimo. Soprattutto quando è riuscito a portarsi avanti 2 set a 1. Invece niente da fare. Inutili i fendenti, i sublimi passanti del gigante di Tandil andati a segno perché, dopo quattro ore di gioco, il corridore spagnolo, con un tocco di bacchetta magica, ha ripreso a correre come se stesse giocando da dieci minuti, mentre l'argentino, come tutti i comuni mortali, ha iniziato a sentire la stanchezza e collassare. Certo, chiunque si sarebbe aspettato un cedimento fisico da ambo le parti e invece niente, gli spagnoli sono sempre instancabili, anzi, si riposano giocando. 6-2 6-7 3-6 6-4 6-3 e secondo punto in saccoccia per la Spagna (sul cemento sarebbe stato un tre a zero per Delpo in massimo due ore, con o senza corsa folle di trottolino). Il match della vittoria è quindi affidato ai reduci di Costa do Seppi Verdasco e Lopez, ma se proprio non dovessero vincere ci sarà Nadal domenica, gasato come un toro in calore alla visione del rosso. Ricapitolando: Superficie del campo di Siviglia in vantaggio sull'Argentina 2-0.
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