Andreas Seppi. Che non si dica che siamo cattivi perché, in fin dei conti, raccontiamo solo dati di fatto. Al pari di Federer e Nadal che saranno a vita il numero uno e due o viceversa anche quando scendono in terza o quarta posizione, il nostro giocatore di Caldaro sarà sempre il numero uno italiano a meno che non diventi definitivamente austriaco.
Il suo 2010 si apre con una perla assoluta: manda una lettera alla FIT chiedendo di non giocare la Davis per concentrarsi sulla sua carriera. Binaghi, come Ponzio Pilato, se ne lava le mani e gli risponde che se Barazzuti l'avesse convocato e lui avesse rinunciato a partecipare, ne avrebbe pagato le conseguenze. Segue dichiarazione risentita di Seppi che afferma di essere stato costretto a partecipare... in pratica uno scambio epistolare tra lui e il presidente dalla valenza letteraria seconda probabilmente solo al libro di Alfonso Luigi Marra. Ma questa è solo la prefazione perché a dichiarazione di tale sconcerto il tennis mondiale ha tremato, Nadal con Federer hanno iniziato a rassegnarsi e noi italiani siamo corsi a comprare i biglietti per la finale del Masters di Londra.
Per gli sfortunati che non sono riusciti a trovare gli ambiti posti alla O2 arena, c'è stato un sospiro di sollievo nel vedere la reale carriera tennistica del 2010 del nostro Andreas: supera massimo due turni fino a luglio dove ha una reazione d'orgoglio (a parte il colpo sotto le gambe a Roma contro Murray che probabilmente è stata solo un'allucinazione collettiva dovuta alle vernici tossiche del nuovo centrale, idem per i due servizi oltre i 200km/h) e addirittura arriva al terzo a Båstad. E' il momento della riscossa: semifinali a Umag e Amburgo, VITTORIA nel challenger di Kitzbuhel in Austria (quindi in casa) per cui ubriaco di cotanto inenarrabile successo perde al primo turno degli US Open, un piccolo sussulto nel challenger di Genova dove perde da Fognini in semifinale e poi la perla conclusiva con la sconfitta dal lucky loser Haider-Maurer che abbatte ogni possibile giustificazione/leggenda che lo darebbe sfortunato nei sorteggi. Ciliegina sulla torta: iscritto a Barcellona rifiuta il trasporto via terra e, a causa della nube di cenere, non trova aerei disponibili per la Spagna, quindi non contento di perdere al primo e secondo turno, si è distinto per aver perso anche nel turno zero.
Spopola in Costa do Seppi aggiudicandosi il titolo di maestro della compassione 2010, ma non sappiamo quanto questo sia una cosa di cui vantarsi!
Per noi un capolavoro, di meglio non si poteva fare, il voto è la media dei turni superati. Voto: 2.5
Simone Bolelli. Forse ha fatto peggio di Seppi, e diciamo che ce ne vuole. Ci si aspettava una pronta risalita dopo un brutto 2009. Risalita che puntualmente non c'è stata, anzi. Dopo un inizio disastroso (non passa un turno nemmeno se il suo avversario si suicida), precipita nel circuito dei Challenger dove le cose non vanno molto meglio. Perde dai tennisti più improbabili. A Rabat si fa sorprendere da tale Adrian Menendez-Maceiras, che passava lì per caso, a Marrakech invece cede a Recouderc dopo aver passato finalmente un turno con un tunisino. Per ravvivarsi gli occorre tornare in Patria, dove a Barletta raggiunge la finale. Di vincere il torneo ovviamente non se ne parla e perde all'epilogo con Pere Riba. Torna nel circuito maggiore ma dopo qualche segnale di vita (terzo turno a Barcellona e secondo a Roma lottato contro Verdasco), torna nell'anonimato. Le uniche soddisfazione sono ancora nei challenger, ma poca roba. Vince a Torino, non proprio uno Slam insomma, e continua a perdere con tennisti mai sentiti nemmeno dalle loro stesse famiglie: Marek Semjan, Augustin Gensse, e altri giocatori dei quali l'ATP non ha nemmeno la fotografia sul profilo. Ad ottobre prende poi la decisione di divorziare dal suo coach Riccardo Piatti, allenatore soprattutto di Ivan Ljubicic, autore di un'ottima stagione. Probabilmente l'unica cosa che può vantare è la semifinale in Costa do Seppi. Un disastro insomma, peggio di così nel 2011 non potrà fare, perlomeno ce lo auguriamo. Voto: -2
Fabio Fognini. Piccola fiammella di speranza e tra tutti gli italiani forse il meno peggio, ma non è ancora il momento di cominciare a farci i pompini a vicenda (cit.) per cui andiamo con calma.
Chiude l'anno in negativo di una posizione da 54 in partenza è arrivato a 55 nel finale, ma contando che a luglio ha toccato la 97esima piazza, possiamo dire ci sia stato qualche miracolo rilevante nel mezzo.
L'inizio dell'anno non è un disastro, ma di più, se escludiamo i quarti nel prestigiosissimo (?) torneo di Costa Do Sauipe il resto è una collezione di primi turni fino al Roland Garros dove avviene qualche miracolo, non sappiamo se sia stato benedetto da Cilic in quel di Sanremo. Arriva addirittura al terzo turno. Nel primo, da sfavorito, supera Massu in 5 set, nel secondo, da sfavoritissimo, supera addirittura Monfils in un'epica sfida durata due giorni la cui prima parte si è conclusa verso le 22 tant'è che da allora in casa Fognini non si paga più l'ENEL perché Fabio ha imparato a vedere al buio. Il giorno dopo si è presentato con gli occhiali da sole per la troppa luce accecante e ha dato una lezione di tennis al transalpino riaccendendo nei francesi anche l'odio represso per i mondiali. Goduria.
La svolta sembrava giunta: Fognini si destreggia sulla distanza dei 5 set.
Tralasciando due tornei successivi dove perde prima dal mio vicino di casa e poi da Garcia-Lopez, si presenta a Wimbledon per la prova del nove: dimostrare che gli piacciono i 5 set. La supera battendo Verdasco (testa di serie numero 8) proprio in 5 set dopo un'altra epopea e anche qui arriva al terzo turno prima di arrendersi.
La situazione iniziava a farsi interessante, ma agli US Open è lo spagnolo che si prende la rivincita in 5 set. Peccato.
Per il resto vince 3 Challenger a cui di certo non si sputa sopra, ma chi ha le sue capacità deve ambire almeno ai 250 e in conclusione fa partita pari contro Ferrer a Parigi Bercy, ma perde.
A noi il talento sprecato fa terribilmente innervosire, figurarsi le sconfitte perché dopo un netto dominio, di punto in bianco la testa si stacca per pensare allo shopping del sabato sera oppure perché ci si deve prendere la pausa di un set. Non esiste e Fognini questo lo fa spessissimo. Se c'è proprio una cosa che bisogna imparare più di tutte dai primi tre del mondo è che quando si percepisce un dominio nei primi game, la partita deve concludersi nel minor tempo possibile: fa bene alle gambe e alla testa. Fabio invece pecca di pause che spesso gli costano la pelle ed ecco perché nei 5 set rende: ha il tempo di tornare dalle sue pause e viaggi mentali per giocare alla pari e piazzare zampate vincenti, ma non sempre funziona, anzi poche volte e non basta.
Se un giocatore anonimo come Ferrer sta nei primi 10 al mondo, non si capisce perché Fognini che gioca con una maggior naturalezza ed efficacia (quando vuole) non dovrebbe stare almeno tra i primi 20.
Il voto poteva essere benissimo un 7 e più, ma l'alunno capace che non si impegna e non raggiunge gli obbiettivi di competenza va punito per essere spronato. Voto: 6+
Potito Starace. Fra tutti gli italiani è forse il più italiano di tutti, nonché il vero numero uno considerando che ora occupa la piazza più alta. Nonostante ciò, è forse il più snobbato e probabilmente sminuito senza un motivo concreto, ma quando c'è la Davis è l'anima che porta avanti la baracca grazie alla sua esperienza rendendosi efficace sia in singolo che in doppio. Fossero tutti come lui, ora l'Italia sarebbe in serie A.
Non si mette troppi problemi con gli avversari e li affronta a viso scoperto, ma purtroppo anche lui ha il gene italiano che lo fa perdere quando non è possibile perdere e non gli permette di concretizzare le occasioni d'oro per fare il salto di qualità definitivo.
Parte 62esimo e chiude 47esimo, ma ha avuto anche un crollo al 73 per cui ha scalato parecchie posizioni.
Il primo risultato concreto arriva con la semifinale a Casablanca ad aprile persa al terzo con Wawrinka, dopo una serie di primi turni e disastri a inizio anno. Ripete la semifinale anche a Nizza perdendo contro Gasquet con un doppio tie break.
Fa quarti ad Amburgo, Valencia e finale a Umag perdendo da Ferrero. Anche lui purtroppo fa l'errore di giocare tanti Challenger, senza vincerne nemmeno uno pur arrivando in finale e quindi perdendo tempo visto che uno come lui dovrebbe puntare ai 250.
C'è da riconoscere che però il buon Potito ha ormai 29 anni e non siamo più in un'epoca in cui a quell'età si può essere competitivi a meno che non si è fenomeni, per cui pensiamo che abbia fatto tutto ciò che ha potuto.
Certo sarebbe bastato un po' più di mordente in alcuni momenti essenziali e avrebbe chiuso l'anno tra i primi 30/40 e con una bacheca più piena, è l'unica pecca che gli riconosciamo. Voto: 6,5
Filippo Volandri. Il buon Pippo ha iniziato l'anno oltre la 200esima posizione del ranking, e l'ha conclusa al 91°. Il che è indice di tenacia e caparbietà per un giocatore di 29 anni che nel 2009 subì l'incredibile squalifica a causa di un medicinale contro l'asma. Filippo si è impegnato e si è visto. Ha iniziato qualificandosi in alcuni tornei del circuito sudamericano sulla terra senza però cogliere grandi successi. Ha quindi dirottato il suo bel rovescio a una mano verso i Challenger, a dire il vero senza risultati eccezionali, ma lo si rivede finalmente a buoni livelli a Roma. Là dove tre anni fa ci fece godere non poco raggiungendo le semifinali, quest'anno ha raggiunto il terzo turno dove ha fatto soffrire Ernests Gulbis, colui che in semifinale sempre a Roma ha dato del filo da torcere a Nadal. Vederlo al Foro Italico in quelle condizioni ci ha ridato il sorriso, e da buon terraiolo Volandri ha continuato la sua lenta risalita tornando nei Challenger, dove si è comportato in maniera onorevole con le finali di San Marino e Trani. Certo non è il caso di esaltarsi troppo, ma in lui almeno riconosciamo la voglia di lottare. Ricordiamo agli appassionati italici che è l'ultimo nostro rappresentante ad essersi aggiudicato un torneo Atp, in quel di Palermo nel 2006, in pratica nel pleistocene. Nel caso si stufasse di giocare ha un futuro come commentatore su Sky. Voto: 6+
3 commenti:
Bolelli ha dichiarato che dopo aver perso la finale A1 cercherà punti coi bambini dell'asilo o altrimenti coi mutilati di guerra...
E c'è da dire che anche in quel caso potrebbe avere non poche difficoltà a superare due turni di fila
Del resto il fatto che sia un fallito è evidenziato dalla posizione inferiore a seppi,il n italiano...Uno che non sarebbe il n 1 manco a cipro
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