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giovedì 3 luglio 2014

Wimbledon 2014: quarti. Dimitrov disintegra Murray, Raonic diventa un vero big

Tre set a zero e il biglietto per un volo diretto a Dunblane. Questo il conto fatto trovare a Murray a fine giornata, firmato Grigor Dimitrov. Addio sogni di gloria, Wimbledon cambierà proprietario. Il giocattolo della Sharapova ha infatti distrutto in tre set, durati appena due ore, il campione uscente del torneo londinese. Veramente poche storie da raccontare. L'unico momento in cui Andy ha potuto dire qualcosa è stato nel secondo parziale, quando è riuscito ad appigliarsi al tie-break. Per il resto è stata assenza totale, appena tre games portati a casa e una nostra sana goduria, non tanto per la sua drammatica uscita, quanto per la tranquillità con cui Dimitrov ci ha servito su un piatto d'argento 120 minuti di tennis.

E così, riconsegnato al front-desk di Wimbledon il passaporto e il distintivo di lord inglese purosangue, un quasi atarassico Murray ha preso i suoi bagagli ed è tornato nella fredda e cupa Scozia, dove potrà meditare e venir preso liberamente ad urla notte e giorno da mamma Judy. Non entriamo ancora nei meriti della Mauresmo, anzi, se questi sono i risultati, lunga vita alla sua panchina. Scherzi a parte, la verità nuda è cruda è che se un giocatore dotato di così tante potenzialità e talento, lo dobbiamo vedere giocare tre metri dietro la linea di fondo (sull'erba) è giusto sia uscito a pie' pari. Amen.

Per Dimitrov però non ci sono buonissime notizie perché come penultimo ostacolo troverà Djokovic, vincitore a gran fatica sull'indemoniato Cilic. Nole è dovuto ricorrere addirittura al quinto set, trovandosi anche sotto sul conto parziali, prima di chiudere l'incontro e guadagnare il turno successivo. Il serbo se l'è vista proprio brutta, tanto che siamo addirittura arrivati a sperarci... Il connubio con Ivanisevic ha sicuramente portato grandi benefici al casto Marin. Averlo introdotto nella vita mondana e istruito al frutto della passione, ha sicuramente smosso in Cilic tutto quel processo ormonale che gli ha permesso di trovare il mordente che prima mancava per osare oltre gli schemi. Ma purtroppo, come già ampiamente detto e ridetto in passato, con questi androidi la storia non si ripete mai con finale negativo. Anzi, rinascono sempre più forti e infatti ora in semifinale c'è (ancora) Djokovic.

Il passo falso di Murray sarà un toccasana per il serbo, visto che sicuramente entrerà in campo molto più tranquillo trovandosi dall'altro lato del campo Dimitrov e non colui che l'anno scorso l'ha battuto in finale. Certo, se il tennis fosse uno sport matematico, per quanto visto ieri, nella semi tra il bulgaro e il serbo non ci sarebbe proprio storia, vincerebbe il primo a mani basse. Invece è meglio non crearci inutili illusioni perché, conoscendo bene i nostri polli, sappiamo benissimo come andrà a finire. Inoltre Djokovic, a secco di Slam da un bel po', con Nadal fuori dai giochi, non vorrà assolutamente farsi scappare l'occasione. E alla luce di chi ci potrebbe essere in finale, la sua determinazione sarà alle stelle. Rassegniamoci.

Si aggiunga che piove sul bagnato. Sì perché per assurdo a Nole avrebbe bloccato molto di più psicologicamente vedere Wawrinka ancora in gara che non Federer, contro il quale ormai si sente sicuro. E' infatti di Roger il derby svizzero, portato a casa in quattro set. Non è stata per niente una partita entusiasmante perché non c'è mai stato un punto del match nel quale i due hanno giocato contemporaneamente. Nel primo set, vinto da Stan, mancava dal campo Federer e, negli altri conquistati da Roger, Wawrinka era più assente che presente. Si vocifera anche qualche malore per Duplo Man, stranamente allo stomaco, ma su questo non abbiamo notizie certe se non il suo atteggiamento mogio, l'occhio non proprio vispo e la faccia biancastra, come se stesse per vomitare da un momento all'altro. Sembrava quasi rassegnato a perdere o magari era semplicemente stanco, visto che è stato costretto a giocare tre partite consecutive per amore del Middle Sunday.

A chiudere la giornata i due giganti giovincelli: Raonic e San Kyrgios. Per entrambi la posta in palio sicuramente era ben oltre le aspettative di inizio torneo. L'australiano poi, ancora scombussolato dalla vittoria fuori programma su Nadal il giorno prima, avrebbe sicuramente potuto toccare il cielo con un dito in caso di conquista della semi. Finché ha potuto, ha tenuto testa al canadese, portandosi addirittura un set pari. Il suo crollo è giunto alla fine del terzo, nel quale ha palesemente mollato la presa, ma sempre col sorriso. Il risultato ha reso un po' tutti contenti. Kyrgios è finalmente potuto andare ad ubriacarsi pensando al capolavoro confezionato con Nadal. Raonic invece raccoglie un traguardo che dovrebbe dargli finalmente la conferma di essere un vero big tra i big. Enorme il suo salto di qualità in questi ultimi mesi di collaborazione col duo Ljubo-Piatti. Giusta la sua presenza in semi a Wimbledon, raggiunta con pazienza e cognizione di causa, senza mai buttare all'aria un'occasione.

E ora con Federer potrebbe essere una bella lotta, anche perché lo svizzero spesso non si è trovato a suo agio contro il Canadese. Sicuramente non mancherà la sinfonia di ace di Milos, ma sarà una buona prova anche per il suo cervello, nettamente sopra la media ATP. Dall'altro lato invece c'è Roger, forse di fronte all'ultima occasione per alzare il trofeo di Wimbledon (se non di uno Slam).

Ebbene sì, manca poco al gran finale e, viste le premesse, potremmo trovarci di fronte a un classico, ma anche a un qualcosa di inedito con tocchi di gradita gioventù. Lo scopriremo venerdì a partire dalle 14 ora italiana. Bye bye!

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