Il nostro soggiorno sul lato oscuro della Luna è terminato. Gioie dolori e soprattutto nuove compassioni ci accompagneranno fino al prossimo Master. Fortunatamente il saluto al tennis è arrivato in seguito a una serata, come al solito memorabile, nella quale si è premiato il meglio del peggio del 2014, il Gran Galà dei ControBreak Awards. Ad essere sinceri questo è stato un anno un po' monotematico, con la risalita di Federer, il dominio di Djokovic e la scomparsa di Nadal dopo Wimbledon, no anzi, quella è da anni che arriva. Dicevamo... siamo stati un po' sfortunati e abbiamo registrato poche perle di vera compassione rispetto al 2013, che invece pullulava. Il 2014 è stato forse un anno che ha dato il via al cambiamento nella fascia medio alta e bassa della top ten, per cui il fattore compassione si è spalmato su tutto ciò che non era Djokvoic e Federer. Il ché ha reso difficile concentrare l'attenzione su eventi o persone e il voto del pubblico intergalattico ha puntato il dito su piccolezze che hanno fatto la differenza. Ricevere però un ControBreak Award è il vero obiettivo nella carriera di un tennista, da cui era impossibile non procedere con la premiazione anche per quest'anno!
Con noi di ControBreak mattatori della serata si è dato il via alla cerimonia sulla MDC Arena. Era presente un pubblico proveniente da ogni più profondo angolo della galassia oltre ai soliti e immancabili Spock, ET, Darth Vader, la principessa Leila, il Monolito, Roger, Predator, Freezer, Chewbacca e Verdasco, ai quali si sono aggiunti Soderling e Davydenko. Verso metà serata ci ha poi raggiunto anche Samantha Cristoforetti, che passava da quelle parti. Wilander come al solito, per evitarci le sue croniche sfighe, è stato allontanato: l'abbiamo legato all'asta della bandiera di ControBreak che abbiamo piantato il primo giorno che siamo arrivati sulla Luna.
Per rompere il ghiaccio è stata ufficialmente consegnata la corona della compassione 2014 a Gasquet e, una volta fatto accomodare il campione sul grande water d'oro, prima di dedicarci ai premi caldi, siamo partiti con le immancabili menzioni d'onore:
- Menzione d'onore alle ATP Finals: sarebbe dovuto essere in teoria il più bel torneo della stagione dove i migliori 8 dell'anno si sarebbero dovuti sfidare a colpi di meraviglie per regalarci una settimana di grande tennis. Invece sembrava un'anticipazione al ben più atteso Master della Compassione, tanto che 3 dei partecipanti sono stati gli stessi tra le due manifestazioni e ci sarebbe dovuto essere anche Nadal.
Premio: il Wannabe MDC, titolo dall'inestimabile valore che onora il Master della Compassione come unico e inconfutabile torneo inimitabile e irraggiungibile.
- Menzione d'onore a Kevin Anderson: vanta uno score di 0-12 contro Berdych, ma la cosa sconvolgente è frequenza con cui la sorte ha portato questa spiacevole sfida. 4 volte nel 2012, 5 nel 2013 e 3 nel 2014. Era giunto il momento di onorare questa ignobile rivalità premiando il perdente.
Premio: un poster della Satorova in real 3D, per ricordargli ogni giorno che Berdych in più di lui ha anche quella.
- Menzione d'onore a Arnaud Clement: le sue scelte nella finale Davis si sono rivelate peggiori di quelle che il neurone di Tsonga avrebbe pensato la mattina seduto al cesso. Ha fatto perdere la squadra, una nazione e a Benneteau un'altra finale.
Premio: un Einstein in miniatura che estrae il neurone dalla testa di Tsonga.
- Menzione d'onore a Jo-Wilfried Tsonga: non c'è un particolare preciso da prendere in considerazione, ma quando si premia la compassione non può mai mancare una nomination per lui. E' in pratica una menzione ad honorem, un riconoscimento conferitogli dal Gran Consiglio Supremo della Compassione solo per il fatto che esista sul circuito e ci risolva giornate altrimenti noiose.
Premio: una pergamena rifinita in oro con una dedica da parte di tutti i vincitori del MDC passati (inclusa anche quella di Gasquet).
- Doppia menzione d'onore a Tomas Berdych: avrà raggiunto una perfezione sopraffina nei sefie, ma con le divise per entrare in campo c'è da migliorare tantissimo, una peggio dell'altra in ogni torneo
Premio: una tenda per la doccia con una fantasia migliore delle sue magliette.
La sua seconda menzione gli è stata assegnata perché è il peggior top ten da anni. E quest'anno non ha proprio fatto una beneamata ceppa.
Premio: 10 Blu Ray d'argento con incise tutte le partite di Cilic agli US Open 2014 e Wawrinka agli Australian Open 2014. Premiazione annessa.
- Menzione d'onore a Paire: ha fatto di tutto per qualificarsi al MDC. Ma talmente tanto da riuscire a fare così schifo ed essere scartato anche dal Gran Consiglio Supremo della Compassione.
Premio: 10 sedute da uno psicologo acquistate su Groupon a 19.90.
- Menzione d'onore a Nishikori: non per la finale persa da Cilic (per carità, anche quella fa punteggio), ma per essere andato a un passo dalla vittoria ed essersi infortunato proprio contro il re degli infortuni Nadal e aver perso il match per ritiro.
Premio: una spada creata da Hattori Hanzo con la quale fare harakiri.
- Menzione d'onore a Robredo-Murray per la finale di Valencia: pensavamo potesse trattarsi della peggiore partita dell'anno, invece i due hanno, udite udite, dato quasi spettacolo. Anche nel finale, con simpaty-Robredo mostrare un doppio dito medio al suo avversario.
Premio: un ring e due guantoni a testa. Ammazzatevi.
- Menzion d'onore a Wilander: ha regalato gioie agli scommettitori che si sono arricchiti andando sistematicamente contro i suoi pronostici.
Premio: una freebet di 100 euro su Bet365.
- Menzione d'onore a Cilic: fa un patto col diavolo e diventa un indemoniato per due settimane. L'effetto poi svanisce e finisce dritto dritto sul lato oscuro della Luna dove gioca un incontro del Master della Compassione e perde addirittura da Janowicz.
Premio: una pepita d'oro a forma di meteora.
- Menziona d'onore a Fabio Fognini: per aver puntualmente disonorato ogni appuntamento che nel 2014 lo avrebbe dovuto portare in top ten (sicura) ed aver passato gran parte della preparazione a inventare nuove e fantasiose scenate.
Premio: un muro in cemento armato da prendere a testate per scaricare la rabbia.
E dopo le menzioni d'onore veniamo al premio Benneteau, uno dei più attesi della serata.
Lo ha vinto, indovinate un po', Benneteau, per essere arrivato a 10 finali ATP perse più quella di Coppa Davis con la sua Francia.
Premio: una statua di Benneteau che perde una finale contro Benneteau nel campo del giardino di casa Benneteau.
Ed eccoci agli ambitissimi ControBreak Awards.
ControBreak Award per la situazione più stupida, particolare, sgradevole oppure divertente, che è rimasta impressa di questo 2014 tennistico: lo scandalo scommesse e non servono altre parole.
Premio: un paio di "vaffanculo" nostri urlati in diretta interplanetaria e una cacca in oro, platino e diamanti che abbiamo lanciato nello spazio profondo per evidenziare quanto questo evento ci abbia fatto cagare
ControBreak Award per la partita più brutta della stagione 2014: escluso Federer-Wawrinka, una qualunque delle ATP Finals. Per ritirare il premio si sono presentati i peggiori, Berdych e Murray, ma non essendo degni di ricevere niente tra le mani, gli abbiamo liberato contro ventiquattro doberman assassini a digiuno da tre giorni.
ControBreak Award per il modo più becero di perdere una partita dopo averla quasi vinta, noto anche come premio Budge Patty: Leo Mayer è il vincitore. L'argentino dopo aver buttato via vari match points contro Federer, è riuscito a perdere e farsi scappare la lacrimuccia sulla stretta di mano. Idolo.
In realtà c'è stato un pari merito con Gasquet. Il francese, ingordo, di match point ne aveva mandato in fumo addirittura 9, prima di perdere da Kyrgios a Wimbledon. Vi chiederete: Riccardino meritava il premio, perché è stato dato a Mayer? Presto detto, Gasquet da vero gentleman si è accontentato solo della corona della compassione dopo aver vinto il torneo. E a dirla tutta, se non fosse per il sacrificio del transalpino, Kyrgios non ci avrebbe potuto regalare la delizia con Nadal.
Piccola nota, anche Monfils era in lizza per questo premio per i match points buttati contro Federer agli US Open, ma poi ha recuperato con la vittoria in Davis e ciò va a contrastare con la compassione vera. Le regole devono essere rispettate!
Dopo tanta attesa, il pubblico ha potuto finalmente assistere al premio cult dell'anno, quello che tutti i tennisti almeno una volta vorrebbero vincere, il Premio tennistico internazionale Robin Soderling. Quest'anno bisogna ammettere che, vista la vasta scelta, è stata dura trovare un vincitore che spiccasse su tutti, ma il mega sondaggio su Facebook ha visto trionfare Stanislas Wawrinka. Lo svizzero ha spazzato via Nadal nella finale degli Australian Open, ma fino all'ultimo voto ha dovuto respingere gli assalti di Nick Kyrgios, anche lui apprezzatissimo dal pubblico per aver cacciato fuori lo spagnolo da Wimbledon. Per onor di cronaca, la medaglia di bronzo è andata a Dustin Brown.
Abbiamo quindi invitato Stanislas a salire sul palco, che emozionatissimo si è detto felice di essere il successore dei vari Federer, Soderling, Darcis e Rosol. Ma proprio mentre riceveva il premio dalle sacre mani di Robin Soderling e iniziava il suo breve discorso, ha voluto egli stesso regalarci una sorpresa, chiamando sul palco dal pubblico Nikolay Davydenko. Al russo, che ha appeso la racchetta al chiodo (e con essa anche le bollette della Snai), è andato il Premio Robin Soderling alla carriera, per essere l'unico tennista ad essersi ritirato con un vantaggio su Nadal degli H2H, con uno score di 6-5.
E su questa immagine emozionante si è chiuso il sipario sulla MDC Arena con un'ora consecutiva di applausi per Wawrinka e Davydenko. Sulle pareti sono state proiettate tutte le vittorie di Kolya sullo spagnolo, gli ultimi atti della finale degli Australian Open e in conclusione il sempreverde trionfo dello svedese al Roland Garros, intervallate ogni tanto da spezzoni del Giro d'Italia (che ci fece tanto incazzare quel giorno oscurando per gran parte l'EVENTO). Sono seguite lacrime, mani insanguinate di chi applaudiva troppo, atti sessuali liberi a causa degli smodati festeggiamenti, lanci di bombe sul campo da parte dei più burloni. Un clima di amore e fratellanza che ha portato alla morte di un centinaio di persone, un'atmosfera che solo il Master della Compassione può creare. E sui fuochi d'artificio alle nostre spalle, abbiamo salutato i presenti e dato l'appuntamento a chissà quando e chissà dove nel 2015.
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