Tanto, troppo tempo senza proporvi il nostro classico resoconto della situazione. Scusateci.
Il punto è che per 4 anni e mezzo abbiamo scritto nella speranza di vedere Nadal perdere colpi, e ora che finalmente ha iniziato a prenderle davvero da chiunque ci sentiamo come se l'Ispettore Zenigata avesse arrestato Lupin.
La vita non ha più senso.
Scherzi a parte (e chi scherza poi), l'elemento che più balza all'occhio della parentesi americana sul veloce (veloce... vabbè), è la crisetta dello spagnolo. A Indian Wells ha perso da Raonic dopo aver vinto il primo set, beccandosi il break nel terzo al momento decisivo, evento più unico che raro.
Mentre a Miami ha perso per la seconda volta in carriera da Verdasco; la prima fu a Madrid, nella parentesi puffosa voluta da Tiriac. Il bello è che il cyborg non accampa nemmeno scuse: niente dolori all'alluce del piede, niente mto per spezzare il ritmo all'avversario (almeno a quanto ci ricordiamo), nessun mal di pancia al dito mignolo.
Zero. Perde, punto. E' bellissimo.
Ora, sappiamo bene che non durerà a lungo, la terra rossa è alle porte e sta quindi per iniziare il periodo migliore della stagione maiorchina. Però a questo punto non è da escludere che finalmente Djokovic possa mettere mano alla Coppa dei Moschettieri di Parigi e impedire a Nadal di alzarla per la 434esima volta.
Djokovic, appunto. Un rullo compressore. La finale di Dubai sembrava aver dato nuove speranze a Federer e ai fans dello svizzero, ma a Indian Wells tali speranze sono andate a morire. Finale combattuta si, fino a un certo punto. Quando il gioco si è fatto duro il serbo ha vinto. Così come a Miami in finale con Murray. Lo strapotere mentale, e anche fisico, del serbo, gli permettono di stare tranquillamente al comando della classifica ATP, e all'orizzonte non vediamo alcun segnale che possa far intendere la fine del dominio. Anzi.
Federer. Il solito. Tira avanti di classe, ogni tanto perde le staffe e inizia a sparare tutto in tribuna (vedasi alcuni tratti della finale contro Nole in California), ma alla fine nonostante le figlie stiano per prendere la patente, è sempre là che gioca. Dalla terra battuta non aspettiamoci granché, a Wimbledon chissà.
Gli altri. Murray da segni di rinascita. Purtroppo. Ma fino a che trova Djokovic sul suo cammino lo scozzese non alza un trofeo manco al Challenger di Dunblane. Bene Raonic, salito al sesto posto del ranking, anche se dopo la bella performance di Indian Wells a Miami ha perso da Isner. Imperdonabile. Ferrer. E' sempre là, e quando mai te lo schiodi. Wawrinka. Chi? Ah quello che ha perso da Haase e poi da Mannarino? Vabbè. Berdych. Il solito. Arriva ai quarti, o in semi. Si comporta bene, giochicchia. Un exploit ogni tanto no eh? Dimitrov. Il germe della compassione è insito in lui, attendiamo momenti migliori, intanto il tempo passa. Gulbis. Ahahahahahahaha.
Ci apprestiamo quindi a vivere la stagione sulla terra battuta con l'unica certezza di vedere un Djokovic al dominio anche là, e un Nadal che arriva a questo punto della stagione con molte incertezze. Più un'incognita che altro. Questa settimana abbiamo un piccolo antipasto con i tornei di Casablanca e Houston, ma onestamente non sappiamo che nemmeno chi gioca. Ci è giunta voce che Bertolucci abbiamo battuto Higueras, ma non abbiamo ancora verificato.
L'appuntamento clou in realtà è il Challenger di Napoli, dove pare che gli italiani si stiano comportando piuttosto bene. E con avversari del calibro di Michon, Zopp e Gombos vorremmo ben vedere. Unico vero motivo di interesse del torneo partenopeo è vedere cosa combinerà Quinzi. Giocatori della sua età quali Coric, Kokkinakis e Chung (suo avversario nella finale vinta a Wimbledon) già si fanno rispettare nel circuito, lui ancora bazzica nei challenger. A quando il tanto atteso salto di qualità? A 28 anni?
P.s. Esiste anche il Challenger di Batman
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